Maria Antonella Mirabelli era una ragazza di diciannove anni, argentina, malata di anoressia. È morta sabato scorso, pesava 31 chilogrammi dopo tredici mesi di sofferenza; è morta rifiutando le cure mediche, “Dio cura tutto” era la sua risposta a chi le proponeva adeguate terapie. In questa scelta aveva dalla sua la madre e la nonna, mentre suo padre, divorziato, aveva invano chiesto il ricovero coatto; a quanto pare dopo questa morte le autorità competenti si muoveranno per salvaguardare le sorelline minori e darle in affidamento a lui, il papà Cristian Mirabelli.
Si stanno scatenando commenti di ogni tipo riguardo alla vicenda, si tirano in ballo le sante medievali, sembra di risentire le parole dell’uomo crocifisso alla sinistra del Signore Gesù: “ti saresti salvato se fossi veramente Dio”…
Ma così facendo ci si caccia in un ginepraio ideologico e moralistico da cui se ne esce graffiati e sanguinanti, sconfitti.
Il punto a cui guardare è altro, è libero e ragionevole, direi semplice e comprensibile.
Riguarda la natura di Dio, che è amore, libertà e ragione, che è la Compagnia dell’uomo, di ognuno. Che si è fatto Uomo per rendere questa compagnia concreta, tangibile. Che si è addirittura fatto pane, sottolineo la parola “pane”, per noi che viviamo nel tempo presente, nei secoli dei secoli.
Lui, Cristo il Figlio di Dio, si è fatto cibo di vita per noi.
E si è fatto sposare dalla Chiesa, l’Ecclesia, cioè dalla carne degli uomini. In questa comunità di uomini Lui dimora, Lui è presente, Lui agisce, ama, si manifesta.
Siamo noi cristiani il Corpo di Cristo che è la Sua Presenza.
La giovane ragazza, questa fragile Maria ha urlato al mondo intero il suo bisogno di Dio, la sua convinzione che Lui la avrebbe aiutata, salvata: e mentre affermava questo e lo chiamava a gran voce, nello stesso medesimo istante Lo rifiutava.
Perché lei ha rifiutato ogni aiuto e ogni cura che Dio, attraverso gli uomini che Lo amano e che ne sono il Corpo, le porgeva.
Le porgeva di continuo: attraverso i medici, attraverso il suo stesso padre, che la implorava di recedere, di “usare la ragione”.
Maria ha usato il dono grande che Dio dà agli uomini, il dono della libertà. Lei ha liberamente rifiutato ogni aiuto che gli uomini, i cristiani, le porgevano, le cure, le parole. Lei ha deliberatamente ignorato chi le stava vicino, alleandosi nel suo rifiuto con sua madre e sua nonna.
Lei ha rifiutato la ragione, l’atteggiamento ragionevole che viene dal confronto con il reale, con la realtà contingente di chi la voleva aiutare, curare.
Ha, seppur inconsapevolmente, rifiutato Dio, lo Spirito Santo e il Figlio, che dimorano negli uomini battezzati.
Dio non è sceso dal cielo nel carro di fuoco, non ha alzato la bacchetta del miracolo: non ha infranto la libertà dell’uomo, della ragazza Maria Antonella Mirabelli, per imporre la Sua Presenza.
Dio quando fa un regalo non se lo riprende.
I miracoli, come quelli di Lourdes per esempio, sono compiuti per intercessione della Vergine Maria, di Sua Madre. Sono miracoli, certo richiesti, ma non pretesi: non sono “dimostrazioni”, mai.
Lo possono diventare, solo in seguito però: Dio, come Cristo nel Vangelo, non lo fa per confermare di essere Onnipotente, ma per amore, solo per amore. Per Grazia. E magari perché glieLo ha chiesto la Madre (così è cominciato a Cana).
E certamente neppure un miracolo basta per far credere, anzi.
Gesù è Dio che si è fatto carne, è Uomo: Gesù ha avuto bisogno di un corpo, si è fatto partorire, si è fatto nutrire, ha nutrito gli uomini affamati, anche cinquemila alla volta.
Noi, ognuno di noi ha bisogno di un corpo per incontrarLo.
Ha bisogno di un corpo per rifiutarLo.
La sofferenza della giovane Maria, che è innegabile e fortissima, affonda le sue radici nel rifiuto di sé stessa, del suo stesso corpo; ricordate il comandamento nuovo: “… ama … come te stesso..”?
Quello che però noi cristiani abbiamo è la certezza che Lui ci ama davvero, molto più di quanto siamo capaci di fare noi da soli, anche se siamo dei terribili egoisti.
Ci ama così tanto e tanto tiene al nostro corpo che ha promesso di ridarcelo, lo stesso, incorruttibile e sano, anche se non lo capiamo. Anche se sbagliamo.
Basta che glieLo chiediamo.