Caro direttore, la lettura degli elaborati che hanno fatto gli studenti confrontandosi con il testo di Claudio Magris mi ha confermato il giudizio positivo che mi ero  fatto già dal giorno dell’esame. Come gli studenti hanno svolto la traccia – ma è chiaro che il mio giudizio è relativo e quantitativamente poco rilevante – mi ha molto colpito perché mi hanno fatto scoprire aspetti di cui non mi ero accorto alla prima lettura. Sono stati gli studenti a farmi vedere tutta la ricchezza che il brano di Magris porta con sé, la drammaticità delle frontiere che si incuneano nella vita quotidiana, la tensione avventurosa del viaggio come metafora della vita, come opportunità di tornare a se stessi e così di appartenere agli altri. Il testo di Magris continua ad apparirmi come una scelta geniale perché ha liberato le energie critiche e creative degli studenti.



Questo è il suo pregio, non sarà letteratura, ma ha fatto emergere tanta letteratura e tanta filosofia, tanta storia e tanta stima del proprio io. Lì inizia il viaggio, dove l’uomo fa i conti con se stesso, dove il cuore pulsa all’unisono con i suoi desideri, dove la linea di confine è superata dalla tensione di andare alla ricerca di se stessi, dove l’altro non è più un limite ma uno sguardo che valorizza, un compagno d’avventura cui legarsi a sfidare l’infinito. 



Quanta ricchezza studenti e studentesse hanno saputo intercettare tra le pieghe del testo di Magris, su questo dovremmo riflettere noi insegnanti! Sul fatto che dei ragazzi e delle ragazze abbiano trovato una opportunità per raccontare di sè, e agli esami di stato questo è il massimo.

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