Si è concluso ieri a Palermo con la sfilata finale il Gay Pride nazionale. Sul lungomare del Foro Umberto I dalle 16 di ieri pian piano si è schierato il popolo delle grandi occasioni. 

Gli organizzatori stimano in 100mila le persone presenti al momento della partenza del corteo. Sono molti i giovani e giovanissimi, qualcuno dice che è d’accordo, qualcun altro precisa “volevamo vedere la festa e la Cucinotta” ma storce ancora il muso quando si parla di bambini. E poi ci sono loro: le lesbiche, i gay, i trans vestiti con costumi coloratissimi degni del Carnevale di Rio. Si comportano da star. Sono circondati da fotografi e telecamere e la gente gli chiede di posare con loro per una foto. C’è anche qualche famiglia con bambini molto piccoli che fanno le foto con le ballerine discinte, Ciretta vestita di frutta o un attempata coppia di sovrani simil Elisabeth che ostentano un cartello con su scritto “reale famiglia”.

Sono Gino e Massimo che ci dicono che sono una coppia di fatto da 35 anni. Quando gli chiediamo che cosa cambierebbe per loro in caso di possibilità di matrimonio ci rispondono: “nulla”, ma si battono comunque per la causa. 

Tra le bancarelle intanto, notiamo dei curiosi Gadget artigianali: falli e pipe di legno, mentre alcuni bambini osservano incuriositi. Chiediamo ad una giovane coppia di genitori cosa hanno spiegato ai loro figli prima di venire qui: “Che è la festa dell’amore dove tutti si vogliono bene” ci risponde Claudia, 29 anni.

Ma non manca qualche distinguo. Parliamo con Monica, trans venezuelana di 27 anni, che ci dice che è lì perché desidera essere ascoltata, essere vista ed accettata per quello che è, ma quando si parla di adozioni confessa che non è d’accordo. “Seppure tutte le mie amiche mi criticano per questo, io sono contraria perché credo che noi non siamo adatte a crescere dei figli, per quello ci vogliono due genitori etero perché noi spesso, proprio perché ci piace sentirci libere, non siamo capaci di responsabilità”.

Ma di matrimonio e di adozioni si parla forte e chiaro al Pride. È chiaro che è quello l’obiettivo finale. Lo sguardo di tutti è rivolto fiducioso alla civilissima Francia che benedice il Pride per bocca del ministro della Giustizia francese Christiane Taubira, il quale nelle ultime ore ha inviato un messaggio di solidarietà agli organizzatori del Pride. E sempre a proposito di adozioni Vladimir Luxuria, che ha aperto la parata insieme a Maria Grazia Cucinotta, ha dichiarato: “Non vedo perché no, è un diritto sacrosanto di chi desidera prendersi cura di un altro, un diritto di chi se la sente”.

Più politico il sindaco Orlando che all’apertura del Pride ha dichiarato: “Questa città è un grande mosaico di tessere. Il nostro obiettivo, da sempre, si concentra nel motto ‘to be different, to be equal’: essere diversi nell’uguaglianza. Siamo tutti impegnati perché a tutti questa uguaglianza dei diritti venga riconosciuta”. E davvero, nonostante la maggior parte dei partecipanti lamenti discriminazioni da parte della gente e delle istituzioni, sono presenti le più alte cariche dello Stato e delle Regioni.

Fra gli altri spuntano il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, il sindaco Leoluca Orlando, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, i parlamentari on. Ivan Scalfarotto, sen. Sergio Lo Giudice, on. Alessandro Zan, on. Michela Marzano. E ancora Sel e M5S rappresentato da una ventina di parlamentari nazionali fra cui il capogruppo alla Camera Riccardo Nuti e la portavoce del M5S Lazio Gaia Pernarella. Con loro anche Maria Cristina Spinosa assessore alle pari opportunità del comune di Torino. Anche il mondo dell’associazionismo è schierato: Arci, Amnesty international, Emergency, Legambiente Sicilia, Radio 100 passi, Ciss, Udu e Addiopizzo. Fra le adesioni spicca anche quella dell’Unione giovani ebrei d’Italia. Critiche invece all’incontro delle famiglie che si è svolto stamattina al Parco Ninni Cassarà arrivano da Vendola: “Non dovrebbe essere un momento di discriminazione e dovrebbe integrarsi col Pride seguendo un filo conduttore comune, quello dell’amore e della coesione”. 

Ci fermiamo a guardare un trans travestito da papa e la Cucinotta, che si è appena rifatta il trucco dopo aver di recente prestato il volto alla copertina della rivista cattolica “A sua immagine”. Mano nella mano con Wladimir Luxuria aprono la sfilata. 

Ad ogni buon conto non si può certo dire che le istituzioni abbiano boicottato il Gay Pride. Una manifestazione imponente, ben sponsorizzata che muove da idee chiare. Le coppie omosessuali non hanno nulla di differente da quelle eterosessuali e pertanto possono, sebbene ancora non lo dicano tutti apertamente, sposarsi e adottare bambini. Obiettivo ultimo nemmeno tanto celato.

(Maria Gabriella Ricotta)