Il 28 giugno si festeggia Sant’Ireneo. Il santo, nato a Smirne, in Asia Minore (attualmente Turchia) intorno al 130 dopo Cristo, è venerato come uno dei Padri della Chiesa tanto dalla Chiesa cattolica quanto da quella Ortodossa. Ireneo ricevette la sua prima educazione cattolica in famiglia, essendo i suoi genitori dei ferventi praticanti, ma ricevette una formazione religiosa completa, accompagnata da insegnamenti teologici e filosofici, alla scuola del vescovo di Smirne, Policarpo, già allievo di San Giovanni e figura di primaria importanza nella storia del Cristianesimo. La sua formazione, la sua fama e la sua ferma osservanza alla parola del Cristo, lo portarono nel 177 all’età di 47 anni a diventare vescovo di Lione succedendo a San Potino, vescovo ormai novantenne che morì all’indomani del martirio inflittogli durante le persecuzioni dei cristiani insieme ad altri 47 martiri.



Ireneo conquistò il soglio episcopale quasi per necessità, dal momento che le persecuzioni avevano letteralmente decimato la popolazione cattolica di preti e alti prelati: fu scelto dunque a rivestire questo prestigioso incarico, certo per meriti di dottrina, ma anche e soprattutto per una necessità strutturale. Si trovò dunque, da un momento all’altro, a governare l’intera Gallia, costretto, per perfezionare la sua opera di evangelizzazione, a imparare lingue all’epoca sconosciute, come quelle dei barbari (Ireneo conosceva solo il greco). Grande predicatore, Ireneo, non si limitò a lasciare ai suoi discepoli solo testimonianze orali, ma fu anche un prolifico autore: negli stessi anni del suo vescovato, infatti, scrisse diversi testi. Una raccolta contro le eresie dal titolo originale “Smascheramento e confutazione della falsa gnosi” poi trasformatosi in “Adversus haereses” nella sua traduzione latina. Lo scritto, composto da ben cinque libri, affronta il problema dello gnosticismo e accanto a esso quello della doppia natura del Cristo (cioè quella divina e quella umana) per il vescovo ritenuta inammissibile: Cristo è uno solo, e naturalmente divino. Di questa raccolta di libri non è pervenuta la versione greca originale, ma una traduzione latina risalente al V secolo. Lo stesso dicasi per la “Demonstratio apostolicae praedicationis” letteralmente “Dimostrazione della predicazione apostolica” che pure non è pervenuta in originale, ma in una traduzione in lingua armena. 



Durante i suoi prolifici anni di vescovato, Ireneo ebbe diversi discepoli, diversi seguaci, tra gli altri il celebre Ippolito di Roma, un martire romano, primo antipapa della storia, noto per le sue teorie filosofiche, teologiche e i suoi scritti di rara lucidità. 

Ireneo fu vescovo fino alla sua morte, avvenuta per martirio nell’anno 202, ma dalle testimonianze arrivate sino a noi non è dato conoscere ulteriori dettagli su di essa. Si sa per certo, invece, che fu sepolto nella Chiesa di San Giovanni a Lione, poi ribattezzata, in suo onore, di Sant’Ireneo, ma a tutt’oggi è impossibile onorare la sua tomba, dal momento che intorno alla seconda metà del 1500, gli Ugonotti, più comunemente noti come i “protestanti francesi”, distrussero la sua tomba e i suoi resti nel corso delle guerre di religione francesi che devastarono la Francia, fino alla proclamazione dell’editto di Nantes avvenuta nel 1598.