Spunta una nuova versione nell’intricato caso dell’uccisione di Aldo Moro, avvenuta nel maggio del 1978. Una versione raccontata da uno dei membri del gruppo anti sabotatori che la racconta in un libro da poco pubblicato, La bomba umana, Vitantonio Raso. L’uomo, con i suoi colleghi specializzati nel far brillare esplosivi, secondo la sua versino dei fatti si recò nella via dove era parcheggiata la R4 rossa contenente il cadavere di Aldo Moro quasi due ore circa prima che le Brigate rosse avvertissero che lì si trovava il corpo del politico ucciso. E’ strano naturalmente che il fatto venga raccontato a così tanti decenni di distanza: tra l’altro, particolare importante, l’uomo dice che sul posto c’era anche Francesco Cossiga. Erano circa le 11 di mattina del 9 maggio 1978: la telefonata dei terroristi ci sarebbe tata solo alle ore 12 e 13. Gli antisabotatori, non si sa da chi chiamati, dovevano verificare che nell’auto apparentemente abbandonata non ci fosse dell’esplosivo: ci trovarono il cadavere di Aldo Moro. Raso racconta anche che Cossiga alla vista del corpo non ne fu particolarmente impressionato, quasi come se si aspettasse di trovarlo. Inoltre dice che sul cruscotto della macchina c’era una lettera ma che poi sarebbe scomparsa.