“Quarto d’ora granata”. Era il segreto del grande Torino. Una partita si trascinava stanca, scialba, c’era il rischio della sconfitta. Il trombettiere del “Toro”, dagli spalti, suonava la carica. A quello squillo, capitan Mazzola, in campo, si rimboccava le maniche. E tutto cambiava: nei minuti che seguivano il “Toro” era capace di segnare, due, tre, perfino cinque gol. A rendere invincibile quella squadra, certo, c’era che tutti gli uomini, perfino le riserve eran campioni. Ma soprattutto erano amici.
È la forza delle relazioni che tiene in piedi in momenti difficili. È il calore dell’amicizia che rende indomiti nel darsi da fare e nel fare di tutto per superare qualsiasi momento duro. Quando Mazzola annuncia che deve lasciare il calcio, per problemi economici, i suoi compagni non esitano un secondo. Nessuno naviga nell’oro, anzi. Ma tutti offrono parte dei guadagni, pur di avere con loro “Valentino”. È la storia del Grande Torino. È la storia di oggi della nostra Italia, che a dispetto di tutti gli uccelli del malaugurio, ce la farà, perché il numero di imprenditori e artigiani che non si rassegna e dà l’anima per farcela è sempre più grande.
È la storia di Paolo Massobrio e del sottoscritto, cuori granata e amici per la pelle, che mai come in questo periodo, in ogni parte del paese, nei tanti incontri che stiamo vivendo, sentiamo l’affetto, e riceviamo il sostegno di chi, pur in momenti difficili, vuole che l’esperienza del Club di Papillon cresca, perché “casa” di tutti coloro che fanno con amore e son artigiani di gusto e Bellezza. In questo senso, è suonato come nota stonata, nei giorni scorsi, l’attacco che l’on. De Castro ha sferrato alle De.Co., definendole, impropriamente marchi, ma soprattutto, accusandole di creare confusione. Ma come? Nel momento in cui tutto il mondo ci dimostra di essere attratto dalle nostre eccellenze, e lo fa, apprezzandone proprio la sua varietà, noi dovremmo andare nella direzione dell’omologazione?
A dire il vero, in questo caso, il “quarto d’ora granata” è scattato immediato, ed ha la voce dei tanti sindaci che hanno avuto il coraggio di indicare un prodotto, un piatto, un sapere, come valore identitario con cui una comunità si riconosce, facendone uno strumento di marketing territoriale. Ed ha il volto di quell’artigiano, vignaiolo o cuoco, piuttosto che il profumo e il sapore di quelle golosità senza eguali, che quando conosciuti, fanno scattare “il quarto d’ora granata” a Paolo e al sottoscritto, ossia ci spingono, se non siamo insieme, a telefonarci o a mandarci un messaggio, per condividere subito l’emozione di quell’assaggio.
Un esempio? Segnatevi allora questo indirizzo. Pascoli (via Fratelli Cervi, 5 – tel. 029019395) di Cusago. I titolari Mimo e Angela (nella foto), lui chef, lei sommelier, sono “angeli matti”. Hanno cantina frutto di meditata e competente selezione che comprende molti nostri Top Hundred e che ogni volta sorprende con qualche nuova etichetta formidabile. E fanno piatti che parlano al cuore. Che qui la cucina ha un’anima, ve lo diranno specialità a tutta gola come i veli di fassone con pecorino marzolino, i fiori di zucchina in sfoglia ripieni di ricotta di pecora su crema di pisellini freschi e salsa d’acciughe capperi e olive, i leccorniosi ravioli ripieni di anitra e foie gras con puntarelle di asparagi e petali di ricotta affumicata, il pescato del giorno, la meringata semifreddo di nocciole “Tonda Gentile”. Mimo ai fornelli è un mago. Ma la sua grandezza sta anche nella passione con cui sceglie ingrediente per ingrediente. Capolavori che vanno dalle strepitose cipolle rosse di Breme (De.Co.) alla somma carne di fassone di piccoli allevamenti, alla nocciola Tonda Gentile delle Langhe fino ai grandissimi caprini oltrepadani del Boscasso e al riso Gigante di Vercelli. Tutte materie prime d’eccellenza, di cui non potremmo godere, se si svendesse la nostra identità “al cuciniere del mondo”. A favore delle De.Co. e per la riscossa del comparto agroalimentare del nostro paese? “Quarto d’ora granata”!