L’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, unico imputato a Torino nel processo Eternit sulle vittime dell’amianto, è stato condannato in appello a 18 anni di reclusione. I giudici hanno inflitto al magnate svizzero di 66 anni due anni in più rispetto alla pena di 16 anni stabilita in primo grado, mentre i pg Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace, Sarah Panelli e Ennio Tomaselli, avevano chiesto per lui una condanna a 20 anni di carcere. Oltre a Schmidheiny, il processo vedeva imputato anche il barone belga Louis De Cartier, il quale è però deceduto pochi giorni fa all’età di 92 anni. La Corte, dopo aver disposto controlli formali sul certificato di morte, giungerà quindi presto a una pronuncia di “non luogo a procedere”, il che potrebbe mettere a rischio il risarcimento per 1.500 parti civili. Oggi, invece, circa 700 persone, provenienti in gran parte da Casale Monferrato, ma anche dalla Francia e dall’Emilia Romagna, sono arrivate a Torino per assistere alla sentenza. Fuori dal Tribunale è stato appeso lo striscione, scritto in francese, “Shmidheiny ti aspettiamo anche in Svizzera”, mentre un ex dipendente della fabbrica di Casale Monferrato, il 67enne Pietro Condello, ha regalato una tuta da operaio dell’Eternit al pm Raffaele Guariniello.



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