A Bologna sono apparsi dieci cartelloni pubblicitari grandi sei metri per tre che raffigurano la parola “Dio” con una croce bianca sulla D maiuscola, in modo che resti solo l’“io”, in corsivo, su sfondo giallo. Sotto, in piccolo si aggiunge “Dieci milioni di italiani vivono bene senza D” e “quando sono discriminati, c’è l’Uaar al loro fianco” .



Uaar: unione atei agnostici e razionalisti, la stessa che mise in piedi l’iniziativa di Milano in cui sugli autobus si davano due notizie, una definita cattiva (Dio non esiste) e l’altra buona (non ne hai bisogno). Ricordiamo bene le magliette con la scritta in replica…

Roberto Grendene, portavoce dell’Uaar di Bologna: “Viviamo in una società in cui i non credenti sono ritenuti pochi, sono presentati negativamente e sono spesso oggetto di disparità di trattamento” spiega ai giornalisti di Repubblica, “con la nostra campagna, vogliamo invece ribadire che in Italia vivono (generalmente bene) circa dieci milioni di non credenti” conclude Grendene “e che c’è chi si impegna per eliminare le discriminazioni nei loro confronti”.



Ma bene, anzi – visto che siamo in quel di Guareschi – mo’ bene, è una cosa ben fatta quella di non discriminare. È importante non discriminare, è fondamentale. E come ha detto Voltaire, aggiungerei: “ Non condivido ciò che dici ma morirei perchè tu possa farlo”.

Sì, potrei battermi fino al martirio affinché anche un solo ateo possa stare, affermare di esserlo. Perché il fatto stesso che un uomo dica “Dio non esiste” lascia a un altro la libertà di dire il contrario: Dio esiste. Esattamente l’opposto del relativismo.

Nel momento in cui si può affermare la negazione di Dio, si proclama la Sua grande Misericordia nel lasciare a un uomo la libertà di farlo. Lo si eleva a una dignità divina.



Ma è Lui che lo consente, ci fa dono di tanta libertà.

La libertà è di Dio, e noi l’abbiamo ricevuta in dono: è tanta e tale per cui possiamo usarla al punto di negare Chi ce l’ha data. È bellissimo, è la chiave del vero amore. L’amore è l’immagine della nostra somiglianza a Dio, l’impronta del Creatore.

Non posso costringere nessuno a amarmi, tanto meno un uomo; gli amanti hanno bisogno di ripetersi continuamente il loro amore, per confermarne l’esistenza. Non esistono filtri magici, l’amore vero è la possibilità di dire “sì” o “no”. Lasciare all’altro la libertà di farlo, e magari non ucciderlo se si allontana, quanti drammi della gelosia sulle cronache. Non discriminiamo gli amanti che non amano…

Dunque, ben vengano gli atei e gli agnostici, sinceramente credo siano di più di dieci milioni. Distinguiamo anche tra i credenti “quelli che credono” e “quelli che vivono la fede”?

Quelli che Dio lo lasciano lì dove sta (so che ci sei ma non mi importa di Te) e va bene così: anche loro se la cavano in fondo. Quelli che hanno bisogno di Dio solo in certi momenti (sono malato, sono prossimo a morire e ho paura di finire nel nulla) e quelli che Dio lo amano davvero, non ne fanno mai senza, se si allontanano ne soffrono. Facciamo un cartellone anche per loro? 

Ancora una domanda: voi dell’Uaar intendete il Dio cristiano, oppure comprendete nella categoria anche Allah, Geova, Jahvè, il dio di Budda e di Confucio, tutti gli altri dèi dagli infiniti nomi?

Perché se così fosse (e me lo auguro) vi prego, continuate a affiggere cartelloni; ovunque.

In Arabia, in Cina, In India, in Afghanistan, in Nigeria, ce n’è un gran bisogno.

Ovunque ci sia discriminazione, fate sentire la vostra voce, affiggete i vostri nomi e i vostri recapiti.

Poi, quando la campagna avrà dato i suoi frutti, andate dai cristiani che lì abitano e insegnate loro come fare a difendersi dalla discriminazione. Dalle bombe nelle chiese. Dalle scuole incendiate, i preti lapidati, le case distrutte… da tutti gli episodi di discriminazione di cui sono fatti oggetto fino alla morte.

Non so esattamente quanti atei al mondo sono uccisi per loro non-fede.

È chiaro a tutti invece che il numero di persone perseguitate e uccise per la loro fede è altissimo: i cristiani sono a tutt’oggi continuamente chiamati al martirio. 

Per amore si dice di sì. I cristiani sono disposti a donare tutto, anche quell’“io” che resta senza la D maiuscola, tutto, tranne esattamente quella D di Dio.

Perchè è proprio quella D che verrà a restituirci la parola, la vita, l’anima, la carne.