Car direttore, Papa Francesco mi ha accompagnato in modo inatteso e affascinante in questa quanto mai travolgente conclusione dell’anno scolastico.
Centrale e decisiva la sua affermazione, che “la scuola non allarga solo la dimensione intellettuale, ma anche quella umana.”! E’ quello che emerge con forza e commozione in questi ultimi tornanti della scuola dove non l’ansia e la paura dominano, ma la gratitudine per i volti che ci hanno fatto compagnia durante il lungo percorso dell’anno. E’ che la conoscenza sia diventata affezione, questo è stato ed è il bello di un’avventura, per cui alla fine uno studente o un insegnante si trova contemporaneamente più ricco culturalmente e più legato a coloro che lo hanno aiutato a conoscere. C’è un fattore decisivo in questa avventura, accorgersi che a scuola non c’è in gioco solo il sapere, ma che il sapere c’entra con la vita, che a tema di ogni ora di lezione c’è il destino per cui uno vive, sia insegnante sia studente. E questo rende liberi e amici, questo mettere a tema la vita dentro la ricerca delle leggi di cui è fatta la realtà.
Se centrale e decisiva è stata questa sottolineatura, a ricordarmi quello che ha caratterizzato l’anno, non si è fermata qui la compagnia di Papa Francesco. E’ stato commovente quello che lui ha detto agli educatori durante l’Udienza agli Insegnanti e agli Studenti delle Scuole gestite dai Gesuiti in Italia e in Albania. “Educare non è un mestiere, – ha detto il Papa – ma un atteggiamento, un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro fianco. Donate loro speranza, ottimismo per il loro cammino nel mondo. Insegnate a vedere la bellezza e la bontà della creazione e dell’uomo, che conserva sempre l’impronta del Creatore. Ma soprattutto siate testimoni con la vostra vita di quello che comunicate.”
Ho sentito molto vere queste parole del Papa, è il giudizio sull’anno vissuto e appena concluso, è a questo livello che mi appassiona riprendere il lavoro di un anno, per verificare se e quando mi sono lasciato vincere dal meccanismo del mestiere e se e quando sono stato dentro la scuola testimone di un fascino per la bellezza che colpisce innanzitutto me. Qui si gioca la questione educativa, su una coerenza ideale che decide di quello che uno vive nell’attimo, di come vibra nel comunicare quello che sa, nel comunicare quello che scopre di nuovo. Papa Francesco mi ha sfidato a guardare dentro quello che ho vissuto per scoprire la bellezza dell’educazione e questo riempie di gratitudine un anno che finisce, che in questo lungo percorso è cresciuto un attaccamento al vero e al bello. Per questo ne è valsa la pena, per questo ai volti con cui sono stato oggi sono ancor più legato!