Il 10 luglio la Chiesa festeggia e commemora Santa Anatolia, una martire cristiana vissuta nel corso del III secolo dopo la nascita di Cristo. Anatolia, il cui nome significa “persona proveniente dalla regione geografica dell’Anatolia”, nacque a Roma probabilmente nell’anno 236. Non ci sono documenti storici che certificano con sicurezza la data della sua nascita, come del resto si conosce pochissimo della famiglia dalla quale discende. Tuttavia la sua è una storia piuttosto particolare che la lega a un’altra santa martire della religione cattolica, San Vittoria. Il primo documento grazie al quale è possibile ottenere notizie al riguardo della vita e di quanto accadde a Santa Anatolia è Passio SS. Anatoliae et Audacis et S. Victoriae. Si tratta di un scritto risalente a circa due secoli dopo la morta di Santa Anatolia, intorno al 550 dopo Cristo.
Il racconto riportato in questo scritto riferisce come Anatolia e la stessa Vittoria fossero due due donne di origini romane nate da famiglie piuttosto benestanti. Nonostante all’epoca certamente la religione cristiana non fosse la più diffusa tra i nobili, le loro famiglie coltivavano questa fede che spesso conduceva alla morte visto che erano in atto veri e proprie persecuzioni. Anatolia e Vittoria seppure giovanissime, pare che non avessero ancora compiuto il tredicesimo anno di età, entrano nelle grazie di due altrettanto giovani e nobili romani che avevano manifestato l’intenzione di prenderle in spose. Si trattava di Eugenio e Tito Aurelio, che a differenza di Anatolia e Vittoria, credevano nella religione pagana. A questo punto sorse il problema della cerimonia viste le enormi differenze di culto e questo portò alla rottura dei rapporti. Anatolia e Vittoria rifiutarono di prenderli come loro mariti Eugenio e Tito Aurelio. Come se non bastasse, seguendo gli insegnamenti della religione cristiana, decisero di spogliarsi della propria posizione sociale e di tutti i beni terreni. Inoltre, decisero di perpetuare il voto della castità.
Piuttosto delusi e arrabbiati, i due giovani fecero espressa richiesta all’Imperatore che all’epoca era Decio, di avere la loro potestà. Cosa che gli venne concessa. Il loro destino fu molto cruento con entrambe che vennero prima segregate in case di campagne appartenenti alle famiglie dei giovani per poi essere uccise. Nello specifico Anatolia venne portata nella cittadina che all’epoca dei fatti veniva chiamata con il nome di Tora che oggi si è trasformato in Castel di Tora. Mentre per Vittoria la morte arrivò quasi subito, per Anatolia le cose andarono differentemente. Fu incaricato un uomo di nome Audace di ucciderla per mezzo del veleno di un serpente. In pratica rinchiuse in un sacco Anatolia insieme a un serpente affinché quest’ultimo la uccidesse con un morso letale.
Tuttavia, Anatolia non si scompose e anzi, invece di dimenarsi pregò lungamente fino a che il serpente praticamente non la sfiorò nemmeno. Quando Audace andò ad aprire il sacco non solo dovette appurare come Anatolia fosse ancora viva ma venne anche sorpreso dal fatto che il serpente lo attaccò immediatamente. Per sua fortuna, fu la stessa Anatolia con le sue preghiere a intercedere per lui salvandolo. Questo turbò tantissimo l’animo di Audace che si convertì alla religione cristiana.
In seguito vennero entrambi uccisi il giorno 10 luglio 249 per mezzo di due spade con cui vennero infilzati. Le reliquie di Santa Anatolia e di Audace sono tutt’ora conservate nella Basilica di Santa Scolastica a Subiaco, in provincia di Roma. Tuttavia alcune reliquie di Santa Anatolia sono presenti in un altro paio di chiese presenti sul territorio romano. Infine, oltre a essere venerate nelle provincia di Roma, Santa Anatolia e Santa Vittoria lo sono anche in buona parte della Sardegna dove, come detto, vengono commemorate il giorno 10 luglio.