Il Comitato delle Nazioni unite per i diritti dei bambini ha inviato una richiesta ufficiale al Vaticano affinché fornisca informazioni dettagliate su “tutti i casi di abusi sessuali su bambini commessi da membri del clero, religiosi e religiose, o portati all’attenzione della Santa Sede”. Composto di una ventina di punti e presentato lo scorso primo luglio, all’interno del documento si chiede ad esempio quali misure la Santa Sede abbia previsto “per fare in modo che nessun prete accusato di abusi sessuali sia autorizzato a rimanere in contatto con i bambini” oppure quali istruzioni siano state date ai sacerdoti perché informassero la polizia del proprio Paese su sospetti abusi. Sono due, in particolare, i casi citati esplicitamente nella richiesta dell’Onu su cui il Vaticano dovrà essere ascoltato nel gennaio 2014 a Ginevra, cioè quelli delle Case Magdalene e dei Legionari di Cristo. Abbiamo commentato la vicenda con Alberto Gambino, ordinario di istituzioni di diritto civile e direttore del Dipartimento di Scienze umane dell’Università Europea di Roma.



Professore, mettiamo a fuoco di che si tratta. L’Onu a che titolo può chiamare il Vaticano a rispondere delle misure messe in atto per contrastare la pedofilia dopo i noti scandali emersi nel 2010?

In base all’art. 44 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, cui ha aderito anche la Santa Sede, il Comitato sui diritti del fanciullo, istituito in seno all’Onu, può chiedere agli Stati le informazioni relative all’applicazione della Convenzione. La vincolatività di queste richieste si lega al significato dell’espressione “pacta sunt servanda”, principio che regola i rapporti tra Stati sovrani, i quali sono tenuti ad eseguire in buona fede i patti che stipulano, pena l’incrinarsi delle relazioni internazionali.



Nel merito della richiesta: si tratta di una prassi oppure siamo di fronte ad un evento a suo modo straordinario?

In realtà questo tipo di richieste normalmente segue e non precede il documento informativo (il Rapporto sulle misure adottate per applicare la Convenzione) che gli Stati aderenti sono tenuti periodicamente a sottoporre al Comitato. L’impatto mediatico di alcuni episodi sembra avere anticipato queste richieste di approfondimento. Non credo sia in gioco la libertà della Chiesa, la quale è parte lesa nelle vicende di abusi compiuti sui minori da alcuni componenti del clero.

L’Onu ha la facoltà di ritenere eventualmente insufficienti le azioni messe in atto dal Vaticano? Cosa accadrebbe in tal caso?



Il Comitato può formulare direttamente all’Assemblea generale dell’Onu suggerimenti e raccomandazioni sulle informazioni ricevute, cui vanno allegati anche i commenti degli Stati interessati.

Cosa può dire in particolare dei due casi citati, le Case Magdalene e i Legionari di Cristo?

Il caso “Magdalene” non lo conosco, se non attraverso il film. Sui Legionari la Santa sede è intervenuta, e un mese fa Papa Francesco ha indicato il percorso istituzionale e spirituale, che attraverso il ministero del suo delegato, la congregazione dovrà compiere entro il 2014 per un “autentico e profondo rinnovamento”.

 

Chi o che cosa garantisce che l’iniziativa Onu, come ha detto Mons. De Gregori, “non venga vista come cosa fatta espressamente per la Santa Sede”? Se così invece fosse?

Sì, in effetti, c’è questa percezione, anche e soprattutto perché, come detto, questa richiesta non segue ma precede il Rapporto sull’applicazione della Convenzione che autonomamente ciascuno Stato è tenuto a presentare. E non risulta che siano molti gli Stati ad oggi adempienti. Occorre ora verificare se, accanto a questa, ci siano richieste, indirizzate ad altri Stati, su fenomeni aberranti come ad esempio il turismo sessuale e la pedopornografia che coinvolgono quotidianamente una quantità enorme di cittadini delle cosiddette grandi democrazie occidentali.

 

E’ noto che uno degli intenti principali che animano l’azione legale di diversi avvocati americani è quella di individuare e perseguire penalmente gli abusi commessi. Ritiene che possa eventualmente sussistere un nesso con l’istanza dell’Onu, o che tale istanza sia suscettibile di prestarsi a questo scopo?

Non tanto la richiesta del Comitato, ma le risposte che ad essa faranno seguito potrebbero offrire spunti sul doveroso innesto della giustizia penale e civile con riferimento ai casi di abuso e maltrattamenti nei confronti di minori.