Il commissario governativo per l’Ilva, Enrico Bondi, ha smentito di avere mai detto che le sigarette farebbero più male dell’acciaieria. “Non ho mai detto, né scritto che il tabacco fa più male delle emissioni dell’Ilva”, le sue parole. In mattinata le agenzie avevano pubblicato ampi stralci di una sua lettera in cui criticava i dati, “sia sotto il profilo dell’attendibilità scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni raggiunte”, forniti dall’Arpa e dall’Asl di Taranto. Fatto sta che, al di là della battuta sul tabacco, Bondi ha presentato uno studio di parte, alternativo a quello presentato dai consulenti del Gip. Ilsussidiario.net ha intervistato Felice Casson, senatore del Pd.
Che cosa ne pensa delle critiche di Bondi al rapporto del Gip?
In primo luogo, non so se davvero abbia pronunciato la battuta, poi smentita, sulle emissioni che farebbero meno male del tabacco. Se così fosse, si tratterebbe di dichiarazioni vergognose, le quali purtroppo non sono una novità: durante il processo petrolchimico per le morti causate dall’amianto, i consulenti della difesa e gli avvocati difensori dicevano che gli operai si ammalavano perché bevevano e fumavano troppo. E’ quindi un malcostume indecoroso che si ripete ogni volta che non sanno a quale santo votarsi. Al centro della questione c’è la legge regionale della Puglia relativa al danno sanitario provocato dalle industrie.
Ritiene che sia una legge troppo restrittiva?
Non conosco nel dettaglio la legge regionale. Mi limito agli atti, alla documentazione e ai provvedimenti adottati a livello nazionale, in particolare all’Autorizzazione integrata ambientale.
I dati di Arpa e Asl sono autentici?
Conosco alcuni dei periti del Tribunale di Taranto, e non della Procura, e so che sono scienziati seri che lavorano nell’interesse della comunità e non certo pagati dalle imprese. Credo quindi ai dati dei periti, le cui valutazioni nei confronti del rapporto di Arpa e Asl sono serie.
Che cosa cambierebbe sulle inadempienze ambientali dell’Ilva se emergessero dei dubbi sui dati del rapporto?
E’ soltanto un periodo ipotetico. E’ mia convinzione che si debba invece ragionare sui dati concreti. E’ opportuno che siano realizzati tutti gli approfondimenti e le analisi necessarie, e poi ragioneremo sui dati di fatto. Bisognerebbe vedere secondo Bondi fino a che punto non sarebbero veri, anche perché le variabili sono troppo numerose. Prendiamo quindi atto dei dati che ci sono, verifichiamoli e una volta verificati o confermati traiamo le conclusioni in un senso o nell’altro.
E’ possibile conciliare produzione di acciaio e salute dei cittadini?
Le rispondo con un esempio. Gli impianti petrolchimici hanno misure di protezione diverse da impianto a impianto e da città a città. E’ possibile intervenire per limitare la situazione d’inquinamento non sempre uguale da una città all’altra, anche se ciò dipende dagli investimenti fatti. Per impedire gli sversamenti all’esterno o per tutelare gli operai all’interno degli ambienti di lavoro non tutte le situazioni sono uguali. Restando all’esempio dei petrolchimici, se Marghera negli anni passati è stato un luogo dannato, Brindisi era un inferno.
In che modo la politica può intervenire per risolvere questo nodo?
La politica dovrebbe pensare soprattutto a prevenire queste situazioni. Se si arriva al caso patologico, significa che la politica è già in ritardo. Occorre quindi cercare di intervenire con norme adeguate, pensando alle persone che lavorano, ai cittadini all’esterno della fabbrica, all’ambiente, e mettendo in atto strumenti di controllo e di verifica adeguati.
Prima che commissario governativo, Bondi è stato ad dell’Ilva. Si può parlare di conflitto d’interessi?
Ci potrebbe essere, anche perché era stato indicato dall’Ilva. Ora avrà un ruolo diverso e potrà certamente essere in grado di rivestirlo, comprendendo la differenza che esiste tra essere di parte ed essere con le istituzioni, e quindi con la collettività.
(Pietro Vernizzi)