Molti di militanti LGBT sono in fibrillazione, perché lunedì 22 luglio la Camera dei Deputati esaminerà una proposta di legge presentata il 15 marzo, il cui testo base è già stato approvato, per estendere la legge Mancino-Reale – che punisce gli atti di discriminazione basati sull’origine etnica, di nazionalità e di religione – anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere della vittima. Il ddl, portato avanti soprattutto da esponenti del MoVimento 5 Stelle e del Pd, in primis Ivan Scalfarotto, vorrebbe pene più aspre di quelle già previste dal codice penale. “L’omofobia e la transfobia sono fenomeni affatto nuovi”, si legge nell’introduzione al ddl, “ma l’eco mediatica di quanto accaduto di recente ha destato finalmente l’attenzione sociale e della classe politica”. Che fatti gravi e atti di bullismo ai danni di persone omosessuali si siano verificate con una certa frequenza nell’ultimo periodo, come recita la frase redatta con perizia dai deputati (ma né più né meno che in passato, forse) è un dato di fatto, ma l’oggettiva necessità di estendere i reati puniti dalla legge n. 654 del 1975 alle discriminazioni motivate da omofobia non è immediatamente intuibile, spiega Lorenza Violini, professore ordinario di Diritto costituzionale nell’Università di Milano, nominata nella Commissione riforme costituzionali da Enrico Letta.



Perché crede che la modifica alla precedete legge non sia motivata da esigenze effettive?
Penso che questa proposta di legge sia in realtà una sorta di manifesto: il codice penale già contempla un’ampia serie di reati a tutela della dignità umana in tutti i suoi aspetti, quindi anche a difesa di chi ha un’identità e un orientamento sessuale non tradizionali. 



Ma inasprire le pene per reati discriminatori di tutti i tipi (non solo contro gay e transgender) non è cosa giusta?
Certamente potrebbe essere un segnale di maggior tolleranza nei confronti delle varie diversità presenti nella società civile e avere una qualche utilità, ma il prevedere pene più severe a tutela della dignità umana dovrebbe essere supportato da un’azione culturale forte.

In che senso?
Voler tutelare la dignità di tutte le persone è uno scopo nobile, ma una sanzione penale a chi non si conforma a questa tendenza è solo uno tra i tanti punti meritevoli di considerazione. Le politiche anti-discriminatorie dovrebbero essere ad ampio spettro, non ci si può accontentare di una sanzione penale inasprita pensando che questa sia sufficiente a determinare il concetto di “tolleranza” e di “diversità”.



“Tolleranza” e “diversità” si orchestrano quindi a vari livelli?
Bisogna capire bene che tipo di “diversità” si vuole salvaguardare. Siamo in una società che sente molto il bisogno di tutelare tutte le possibili tendenze e desideri delle persone che la abitano: di questo bisogna prenderne atto e cercare di suggerire che in alcuni casi la “diversità” non sempre è produttiva.

Può fare un esempio?

Credo che sia legittimo pensare che il matrimonio tra uomo e donna e quello (eventuale) tra persone dello stesso sesso non siano la stessa cosa e non ci sia quindi un’automatica identità tra comportamenti etero ed omosessuali. Un posizione del genere non deve essere considerata omofoba e contro la “diversità”, altrimenti si scivola nell’ambito del reato d’opinione. 

 

Ma non essere d’accordo con i matrimoni gay non è reato.
Se questo diventasse illegittimo si parlerebbe non più di “intolleranza” ma di libertà di pensiero. È bene evitare che si attui il tentativo di imporre ideologicamente il rispetto di una “diversità” oggettiva. Questa legge tutela il valore della tolleranza e condanna le discriminazioni: fin qui tutto bene. Bisogna stare attenti a che non diventi però l’imposizione di un pensiero.

 

Questo ddl potrebbe aprire la strada a ulteriori provvedimenti legislativi in direzione “friendly” in linea con Francia, Usa e Gran Bretagna?
Che questo provvedimento preluda ad altre equiparazioni è difficile da dire, anche se è chiaro che la tendenza di fondo mira all’identificazione totale e ideologica di due situazioni oggettivamente diverse. 

 

(Maddalena Boschetto)