RIO DE JANEIRO – C’è una grande attesa nell’aria. Rio sta vivendo mesi di grande fermento: dalla grande manifestazione popolare di metà giugno, dove i cuori di giovani e adulti si sono svegliati o risvegliati per gridare in forma pacifica e unitaria un grande desiderio di giustizia e di verità, fino alla violenza di gruppi di vandali che, approfittando di manifestazioni di disapprovazione all’attuale governatore dello stato, hanno messo a ferro e fuoco alcune vie di Leblon, uno dei quartieri nobili di Rio, generando panico nella città.
Ma negli ultimi giorni si respira una grande attesa, buona. Come quella della famiglia che accompagna la mamma al parto del figlio, che c’è ma ancora non lo si vede e non lo si conosce.
Un’attesa gioiosa, e che fa venire i brividi.
Da alcuni giorni le strade di Rio sono piene di gruppi di giovani che hanno sui volti una serenità contagiante. Ragazzi che vengono da tutto il mondo, ma che in modo impressionante sono uniti da qualcosa che rende queste facce invidiabili: ma voi chi siete? Perché siete così? Vedendo la gente imbattersi in loro nell’andare al lavoro o i commercianti che cercano di capirli e servirli è evidente il nascere di queste domande.
Ieri Luciana, una giovane carioca, mi ha mandato un messaggio e una foto con un gruppo di ragazzi portoghesi, spagnoli e brasiliani riuniti a casa sua e diceva: “oggi Gesù è venuto a casa mia”.
Andrea, un altro giovane, l’altro giorno ad un incontro chiedeva: “è come se in questo periodo fossi indaffarato in tante cose, sto facendo molto, ma mi manca la pace nel cuore. Io so che c’è un padre ma perché non riesco a vivere questa letizia?”.
Vedendo queste domande nascere in noi pensavo a come questo periodo di grandi provocazioni, qui in Brasile, non ci lasci tranquilli. Come un grande scossone la realtà ci mette alla prova, e grazie a Dio non ci permette più di vivere comodamente senza chiederci: ma io credo veramente che Cristo ha portato “la più grande rivoluzione nella storia dell’umanità”? È accaduta e accade quella “mutazione” nella mia vita di cui ci hanno parlato Papa Francesco e Papa Benedetto?
Anche Julián Carrón recentemente diceva che ci sono molte risposte, ma manca un’esperienza che faccia nascere e guardare certe domande, anche difficili o che mettono paura: sarà che io ho veramente fede?
Con queste domande attendiamo. E pensavo a questo’uomo che viene a visitarci. Che ci ha detto che abbiamo una nuova carta d’identità, adesso. Nome: figlio di Dio, stato civile: libero!
Noi possiamo vivere così, imparare da lui ad avere questa coscienza, iniziare a chiederla.
C’è una grande attesa nell’aria, il desiderio di poter vedere, incontrare un uomo che vive così e vivere come lui, contenti.