Il 24 luglio viene commemorata Santa Cristina di Bolsena, Vergine e Martire. Santa Cristina di Bolsena (Lazio) rappresenta una delle figure più coinvolgenti, soprattutto grazie ai racconti agiografici pervenuti fino a noi. La vita di questa piccola santa viene raccontata nello scritto intitolato “La Passio di Santa Cristina”, opera redatta nel V secolo. Durante le grandi persecuzioni sotto l’Imperatore Diocleziano, Cristina, all’età di 11 anni, fu rinchiusa in una torre assieme ad altre 12 ancelle dal padre Urbano, Prefetto di Bolsena, con lo scopo di preservare la sua verginità e votare la sua vita al culto degli dei pagani. Cristina si oppose al volere del padre perché votata al Cristianesimo e dopo la visione degli angeli frantumò tutti gli idoli d’oro che la circondavano. Il padre Urbano, venuto a sapere della distruzione degli idoli d’oro e della sua conversione al Cristianesimo, tentò invano di convincerla ad abiurare la fede cristiana. Al rifiuto della fanciulla il padre decise di condurla in prigione dove l’attesero atroci torture come il passaggio di una ruota infuocata sul suo corpo e violente percosse. L’amore immenso che Cristina nutrì verso Gesù Cristo non le fece cambiare idea nemmeno dopo cotanta brutalità.
Tornata nella sua cella ebbe la visita di tre angeli che guarirono miracolosamente le sue piaghe. La testardaggine di suo padre non si arrestò e ordinò la morte di sua figlia per annegamento. Cristina venne buttata nel lago con legata al collo una pesantissima macina, ma, miracolosamente, rimase a galla aggrappata proprio all’attrezzo che avrebbe dovuto causarne la morte. Cristina arrivò a riva usando come imbarcazione di emergenza proprio la macina dove, camminandovi sopra, rimasero impresse le orme dei suoi piedi. Questa macina venne in seguito incorporata nell’altare della chiesa a lei dedicata dove avvenne il famoso miracolo del Corpus Domini di Bolsena nel 1263. Alla vista del galleggiamento miracoloso della figlia, Urbano venne colto da un malore mortale causato dal forte dolore misto a ira.
Le pene della piccola Cristina non finirono qui, perché al padre succedette il magistrato Dione che continuò l’assidua persecuzione iniziata da Urbano. Cristina non abiurò la sua fede nemmeno dopo la flagellazione, nemmeno dopo essere stata trascinata nuda per le vie cittadine e nemmeno dopo essere stata immersa in un calderone pieno di olio e pece rovente dal quale uscì indenne. Dione, furioso di fronte a quella fede che tutto superava con la preghiera, ordinò che la fanciulla venisse condotta nel tempio del dio Apollo per imporle di venerarlo, ma un’occhiata folgorante di Cristina, intenta in una fervida preghiera, fece cadere a terra la statua del dio frantumandola in mille pezzi. Una scheggia della statua di Apollo colpì Dione causandone la morte.
Il magistrato Giuliano prese il posto di Dione e la condannò alla morte per avvelenamento da morsi di serpenti velenosi, ma i serpenti si accanirono solo contro il serparo che morì. Impotente dopo l’ennesima sconfitta, Giuliano ordinò di far bruciare il suo corpo in una fornace, ma anche qui Cristina ne uscì incolume. Giuliano decise infine di reciderle entrambe le mammelle e la lingua e ordinò agli arceri di scagliarle contro delle frecce che la colpirono mortalmente. Cristina morì il 24 luglio, all’inizio del IV secolo. Venne sepolta nelle catacombe del luogo e come dimostrarono degli scavi archeologici condotti negli anni 1880 e 1881 sotto Basilica di Santa Cristina a Bolsena il suo culto si sviluppò già dal IV secolo. Durante questi scavi venne ritrovato il suo sarcofago con parte delle sue reliquie. Nel 1098, parte delle sue reliquie vennero trafugate da due pellegrini francesi, in viaggio per la Terra Santa, che poi donarono ai cittadini del Comune di Sepino (Molise) dove oggi è conservato un braccio, perché il resto delle reliquie vennero traslate nel 1160 nella Cattedrale di Palermo.
Nella città di Bolsena, Santa Cristina viene commemorata con la rappresentazione dei Misteri di Santa Cristina dove vengono allestiti dei quadri viventi, chiamati appunto Misteri, in ricordo delle pene sofferte. La sua statua viene portata in processione la vigilia della sua festa e viene fatta sostare davanti a ogni rappresentazione, allestite in molti punti della città, fino ad arrivare alla Chiesa del Santissimo Salvatore. Il mattino del 24 luglio viene ricondotta verso la sua chiesa soffermandosi davanti ad altre rappresentazioni. Nella cittadina molisana di Sepino, Santa Cristina viene commemorata nel mese di gennaio in ricordo dell’arrivo delle sue reliquie dove ha luogo la ‘crianzola’ (offerta del vino nuovo) e l’offerta alle ‘Verginelle’, bambine vestite di bianco e con in testa una coroncina di fiori, del ‘cartoccio’ di dolci e candele da offrire alla loro Santa Patrona. Sempre a Sepino, Santa Criastina viene festeggiata nel mese di luglio per 3 giorni consecutivi in ricordo del martirio.