Secondo un’indagine condotta da il quotidiano “Il Giornale” e riportata da un articolo di Paolo Bracalini e Giuseppe Alberto Falci, i consensi tributati a Matteo Renzi da parte dei vertici del Partito Democratico sarebbero schizzati alle stelle. Se fino a qualche mese fa, il sindaco di Firenze si lamentava di essere inviso al 95% dei vertici del partito, adesso non solo può tirare un sospiro di sollievo, ma persino guardare all’avvenire con il sorriso, dal momento che, in tutta Italia, sono molti i pezzi da novanta del PD che si sono convertiti al rottamatore. Certo, Renzi è stato avvantaggiato in questo dalle dimissioni dell’intera segreteria del partito, ma il fatto che in molti, non solo nella sua Toscana, ma persino nella tradizionalista Emilia-Romagna, abbiano deciso di tributargli il loro consenso fa pensare. Nella terra natale di Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini, infatti, è lunghissima la lista dei neorenziani, tra i quali figurerebbe persino il sindaco di Bologna Virginio Merola, e lo stesso fenomeno si è verificato nel resto d’Italia, da Nord a Sud. Una tendenza che Dagospia – che riporta per intero il pezzo de “Il Giornale” – etichetta con il nesso italo-latino “potere non olet”, il potere “non puzza”, glossato dalla frase: “Per scalare il partito Renzi imbarca vecchi arnesi comunisti e gli amici di Cuffaro”, corredando il post con una rassegna di foto del primo cittadino fiorentino in compagnia delle sue “nuove leve” e con lo scatto tratto da un’impietosa paparazzata  di “Diva e Donna” che lo ritrae a petto nudo e non certo nel pieno della sua forma. 



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