RIO DE JANEIRO – Tutti i giovani presenti a Rio hanno finalmente incrociato lo sguardo di Papa Francesco dopo tanti giorni di attesa. 

Arrivano da tutte le parti del mondo, ma in particolare dall’America Latina. King, un amico paraguayano diceva: “abbiamo fatto 38 ore di viaggio in autobus e dovrò ascoltare alla radio la finale della Copa Libertadores della mia squadra del cuore, ma vale la pena fare ogni sacrificio perchè io sono qui per rivedere lo sguardo di Cristo attraverso lo sguardo del Papa”. 



Anche i discepoli come noi avevano freddo (un gelo storico che sta colpendo la città di Rio de Janeiro in questi giorni). I discepoli si alzavano la mattina e non sapevano dove Gesù quel giorno li avrebbe portati: ma erano pieni di attesa… come noi. 

Giovedì mattina, davanti a seicento giovani di Comunione e liberazione, il vescovo di Monreale,  mons. Michele Pennisi ha predicato una catechesi riprendendo i punti centrali dell’incontro dei primi discepoli con Gesù. “Gesù ci chiama ad essere suoi discepoli, così come ha chiamato tante persone a partire dagli apostoli: li hai scelti così come ha scelto ognuno di voi”. 



Ha poi continuato: “A partire dall’amore a Cristo prendono senso tutti gli altri amori. Tutti siamo chiamati a essere discepoli e missionari di Cristo”.

Dopo aver aspettato in piedi per ore sulla spiaggia di Copacabana, il saluto veloce del Papa, passatoci di fianco sulla papamobile, ci ha lasciato immediatamente nel cuore il desiderio di rivederlo. Un’amica mi diceva: “è passato troppo veloce, voglio rivederlo di nuovo. È esattamente come con Gesù, che quando lo incontri anche velocemente, lo vorresti reincontrare di nuovo”.

Sotto la pioggia insistente, il Papa ha fatto il suo discorso introduttivo e il cuore è sobbalzato quando ha detto “mettete Cristo al centro della vostra vita. Solo così la fede potrà illuminare tutti gli altri aspetti della vita”.



Il Papa a Copacabana ha ricevuto l’abbraccio dei giovani di tutto il mondo e oggi ne riceverà un’altro in occasione della Via Crucis. 

La croce è la stessa dal 1987, per volere di Giovanni Paolo II, che diceva “Cari giovani, vi lascio questa croce di legno che mi ha accompagnato ai tempo della dittatura comunista in Polonia. Una notte gli operai di una fabbrica mi hanno chiesto di celebrare una santa Messa in segreto. Questo è il simbolo del fatto che Cristo vince contro ogni ideologia”.

(Francesco Babbi)


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