Da quando il leghista Calderoli l’ha apostrofata con l’antipatico appellativo di “orango”, i riflettori non si sono ancora spenti sullo spinoso “caso Cécile Kyenge”. Sono in molti, infatti, quelli che non condividono la scelta di aver fatto ministro dell’Integrazione una donna di origini non italiane anche se nel nostro Paese da ormai trent’anni e giovedì sera si è verificato un nuovo spiacevole “incidente” ai danni della Kyenge. Alcuni attivisti di Forza Nuova si sono infatti introdotti di nascosto alla Festa del PD di Cervia e, dopo aver posizionato, tra gli stand, tre manichini macchiati di vernice rossa come fossero feriti a morte e avevano chiosato il loro gesto con un volantino sul quale avevano scritto: “No allo ius soli, l’immigrazione uccide”. Venerdì sera, poi, durante l’intervento della Kyenge, la tensione accumulatasi nell’ultimo periodo è esplosa, e un gruppetto di contestatori ha tirato contro il ministro due banane nel bel mezzo del dibattito, a rimarcarne le origini africane. Nessuno si è fatto male, ma l’intento dispregiativo  del gesto era chiaro: la Kyenge non ha però voluto commentare l’accaduto se non con un lapidario tweet. “Con la gente che muore di fame e la crisi sprecare cibo così è triste”, ha infatti scritto senza far accenno alla polemica sulle sue origini e sull’offesa a sfondo razzista tributatale. 



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