Era stato uno tra i tanti episodi che aveva stupito il mondo intero: Papa Francesco, in partenza per il Brasile, aveva con sé una borsa nera. Una di quelle borse usate tipicamente dai professori, ma anche dai medici, dai commercialisti, insomma, da chi lavora. Una borsa a fisarmonica, in pelle, evidentemente consumata dall’uso e dagli anni. Quella borsa, il Pontefice l’aveva tenuta in mano da solo. Senza portaborse che gli facilitassero il compito. Si era detto che,così facendo, aveva spezzato la liturgia del potere, che nel portaborse, specie in Italia, ha la sua massima espressione. Non l’aveva mai mollata, neanche mentre il premier Enrico Letta, che si trovava all’aeroporto per salutarlo, gli stava parlando. E, sempre con quel piccolo fardello in mano, aveva salito le scale dell’aereo. Erano sorte, ovviamente, anche numerose illazioni circa il contenuto. Si era pensato che contenesse le cartelle prodotte dalla commissione che sta indagando sulla Ior, o documenti estremamente sensibili. Durante il viaggio di ritorno in Italia, conversando con i cronisti, è stato lo stesso Francesco a raccontare divertito come stanno le cose: «Non c’era la chiave della bomba atomica! La portavo perché sempre io ho fatto così, quando viaggio porto la mia borsa…e dentro cosa c’è? C’è il rasoio, c’è il breviario, c’è l’agenda, c’è un libro da leggere, ne ho portato uno di Santa Teresina e io sono devoto». Il vescovo di Roma, poi, ha fatto presente che per lui è una cosa normale. E che dovremmo abituarci proprio alla normalità, alla normalità della vita.



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