Nuovo appello da parte degli investigatori che indagano sulla misteriosa scomparsa di Roberta Ragusa, la mamma di Gello di San Giuliano Terme, nel lucchese, di cui non si sa più nulla dalla notte tra il 13 e il 14 gennaio dello scorso anno. “Chi sa parli”, hanno nuovamente chiesto gli inquirenti dopo aver sequestrato un camioncino della ditta in cui lavora Antonio Logli, marito di Roberta e unico indagato nel caso con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. L’appello delle forze dell’ordine si unisce a quello delle cugine della scomparsa che da un anno e mezzo pregano chiunque sia a conoscenza di qualche indizio di parlare: perché è ormai un dato di fatto che c’è gente che ha paura di dire quello che sa, come ha confermato il supetestimone Loris Gozi – che sostiene di aver visto Logli la notte della sparizione – cui sconosciuti hanno tirato sassi rompendo il vetro dell’auto, minacciandolo in più occasioni. Ed è forse stata la paura a far tacere per tutto questo tempo una collega di una cinquantina d’anni di Logli, residente in un paese dell’hinterland pisano e come lui dipendente della Geste, società dei servizi comunali sangiulianesi, che solo qualche giorno fa ha deciso di riferire al suo capo quello che vide tempo fa. “Non ce la faccio più a tenermi dentro questa cosa…”, avrebbe infatti detto, lunedì scorso, al direttore, che ha subito allertato i carabinieri, rivelando di aver trovato, a circa un mese e mezzo dalla scomparsa della Ragusa, due fazzolettini di carta macchiati di sangue mentre stava pulendo un Fiat Fiorino della ditta che fino al novembre precedente veniva spesso usato per lavoro da Antonio Logli, ma che giaceva inutilizzato da tempo nella rimessa perché l’uomo aveva riferito che fosse guasto. Impossibile stabilire se il sangue che macchiava i fazzoletti trovati dalla donna appartenga a Roberta, dal momento che li buttò via, ma la circostanza, unita al fatto che il furgone aveva solo bisogno di un piccolo intervento di manutenzione e sarebbe potuto essere usato da chi ne aveva le chiavi, potrebbe aggravare la posizione dell’indagato. Risposte più sicure si potranno però avere solo dopo agli accertamenti tecnico-scientifici su mezzo.