“L’incidente di Roswell”: 66 anni dopo il caso è più aperto che mai. Per ricordare il primo ritrovamento di un ufo, ovvero di un oggetto non identificato, sulla superficie terrestre, anche Google si è mobilitata con un simpatico filmatino in cui un extraterrestre precipitato sulla Terra va aiutato a ritrovare la strada di casa. Uno scherzetto dunque, ma che sottolinea come l’incidente di Roswell giochi ancora un ruolo importante nell’immaginario comune. Il 4 luglio del 1947 un contadino, dopo che la notte precedente aveva avvertito un rumore, come di uno schianto, ritrovò nel cortile di casa sua pezzi di metallo e altri oggetti come asticelle e brandelli di lattice. Informato lo sceriffo della contea, l’8 luglio l’ufficio informazioni della Roswell Army Air diramava la notizia che un oggetto volante non identificato era stato recuperato. Ma già il giorno dopo la notizia veniva smentita dall’aeronautica militare. Da allora la tesi ufficiale parla di caduta di alcune sonde militari. Il caso però è stato riaperto numerose volte. IlSussidiario.net ha chiesto a Vladimiro Bibolotti, presidente del Centro ufologico nazionale, quale sia la verità dietro questo mistero ancora aperto: “È un caso tutt’oggi controverso, su cui non c’è mai stata la parola ‘fine’ anche se si è tentato di chiuderlo molte volte. Ogni tanto esce un testimone verificabile e super accreditato con nuove testimonianze e diventa sempre difficile fare il punto perché si continua ad aggiornarlo come un fatto sempre più veritiero”. Veritiero in che senso? “Oggi abbiamo varie versioni di testimoni che sarebbero stati lì al tempo con dichiarazioni giurate, alcune delle quali rilasciate prima di morire, che sono abbastanza coerenti con gli episodi del momento”. Bisogna poi tener conto che è proprio con l’episodio di Roswell che si parla di Ufo per la prima volta: “Fino a quel momento non si parlava di Ufo eppure qualche giorno prima, il 24 giugno 1947, c’era stato l’avvistamento del capitano Kenneth Arnold. Si era parlato di piatti volanti, e la stampa scrisse di una quarantina di episodi analoghi nello stesso mese, ma nonostante questo non ci fu un boom di notizie. Anche la vicenda di Roswell fu data come notizia curiosa, per poi essere smentita il giorno dopo. Fu l’inizio di un numero di versioni così sproporzionato da far pensare che qualcosa non tornasse”. Per oltre vent’anni non se ne parlò più, poi “grazie ad alcuni ricercatori sono state presentate dichiarazioni giurate di testimoni che avevano detto di aver visto questo oggetto fatto di materiali inediti e con una tecnologia sconosciuta”. Prove indiziarie ma non materiali: “Se ci furono prove materiali, vennero distrutte: nonostante questo siamo certi, a livello anche scientifico, che esiste vita nell’universo. Abbiamo solo cinque miliardi di anni di vita e ci sono sistemi con più miliardi di anni di vita di noi: arrivare sulla Terra non è un problema, è nella logica delle cose. Pensare invece che ci fossimo trovati davanti a un oggetto di fabbricazione umana ma con qualche migliaio di anni avanti le nostre conoscenze, quello sì che mi sembra francamente una presunzione”. Ci furono poi le foto di cadaveri di presunti alieni, giustificate come manichini usati dall’areonautica militare: “Se ne sono dette di tutti colori, si è parlato anche di scimmie ammaestrate. Teniamo conto che le testimonianze di cui parliamo vennero fornite da militari, testimonianze coerenti e probanti. Se tutto questo viene cambiato di valore c’è qualcosa che stride: un documento segreto lo è fino a un certo punto. Se coinvolge però una intera città come Roswell dove vengono fatte ricerche a tappeto, si minacciano i testimoni, si fa uso di un coinvolgimento di forze di tale livello… Invece abbiamo dichiarazioni giurate di militari che hanno detto: io ho visto qualcosa che non era roba nostra”. Come mai tutti quegli avvistamenti furono fatti in un periodo di tempo preciso, l’estate del 1947? “Ci sono molte congetture. Temiamo conto che Roswell era vicina alla base dove alloggiava l’unico reparto di bombardamento nucleare americano. Una tecnologia più avanzata crea curiosità a un visitatore esterno, infatti quasi tutti gli avvistamenti sono stati fatti nel New Mexico dove di fatto si tenevano gli esperimenti nucleari. Questo è curioso: avere dei reparti militari fa pensare ci sia una intelligence militare per proteggere i segreti militari, ma difficilmente i sovietici in quel periodo storico potevano eguagliare la tecnologia americana. C’è anche un episodio nella letteratura ufologica che racconta come Stalin, venendo a sapere di questi avvistamenti e ritrovamenti dalle spie che si trovavano sul territorio americano, chiese a un gruppo di scienziati se quelle fossero armi segrete americane. Quelli risposero di no, che non era tecnologia americana. al che Stalin disse: allora va bene così”. Continua Bibolotti: “In una logica terrestre, noi vediamo come tutte le scoperte militari vengano testate immediatamente e allora se quei ritrovamenti erano armi segrete, come sostiene l’esercito americano, quanti conflitti moderni queste armi avrebbero potuto cambiare? Persino la guerra fredda, quando Washington venne sorvolata da piatti volanti: se erano sovietici, si sarebbe dovuti andare allo scontro. Insomma, un progetto industriale così importante, la cui data di partenza è proprio il 1947, se era tecnologia terrestre saremmo davanti al più grande bidone industriale della storia: oggi mandiamo scatolette di latta nello spazio e invece saremmo a tutti altri livelli di esplorazione scientifica”.  In Italia si è mai verificato un episodio analogo a quello di Roswell? “Sappiamo che alla prefettura di Milano ci sono telegrammi di allertamento risalenti agli anni Trenta di oggetti volanti non convenzionali precipitati in Lombardia. La guerra ha però cancellato tutto”. Bibolotti conclude citando Enrico Fermi: “Si cita sempre la sua frase ‘se ci sono, dove sono’, alludendo agli extraterrestri. Ma se facciamo due conti, dal 1947 a oggi ci sono stati un milione e mezzo di avvistamenti, che poi scremati fanno circa 150mila casi di cui non si può dare spiegazione in termini di tecnologia terrestre. Allora domandiamoci: dove sono i piloti per far volare tutti questi apparecchi quando si sa che per uno che è in cielo ce ne sono tre a terra? Dal 47 a oggi ci sarebbero voluti un milione di piloti per una aeronautica che facesse volare questi oggetti senza saper poi dove atterrare: viste anche le loro dimensioni. non ci sarebbero stati aeroporti adeguati”



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