A don Luigi Merola, prete che vive sotto scorta per aver alzato la voce contro la camorra, nonché fondatore de “A Voce d’è Creature” che si occupa di minori a rischio, abbiamo chiesto di commentare le parole pronunciate oggi dal Papa nella sua visita a Lampedusa.
Oggi, nella sua visita a Lampedusa, il Papa ha parlato di “anestesia del cuore”, di “globalizzazione dell’indifferenza” e di una società, la nostra, che “ha dimenticato l’esperienza del patire con”. Che ne pensa?
Il Papa fin dal primo momento ha avuto grande attenzione verso gli ultimi e verso i fratelli immigrati. In questa Europa opulenta, chiusa nella sua indifferenza, il Papa ha voluto scuotere le coscienze. Anche a noi che sulla carta ci diciamo cristiani poi, però, nei fatti siamo indifferenti agli ultimi.
È un giudizio duro il suo.
Auguriamoci che con questa visita, non solo i potenti della Terra, ma noi tutti che ci diciamo cristiani impariamo a condividere quello che abbiamo con chi sta vivendo un momento di grande sofferenza.
È un caso di indifferenza anche la sua fondazione che chiude?
‘A Voce d’è Creature’ chiude per un momento di difficoltà. Ma sono convinto che la generosità degli italiani, dei miei amici napoletani e campani mi permetterà di riaprire presto. Fa bene il Papa a dire le cose che ha detto, ma il nostro è sempre stato un popolo generoso. Qui a Napoli, ringraziando Iddio, abbiamo una coscienza molto viva e siamo molto sensibili ai bisogni dei bambini.
Chi la sta aiutando?
Anche in questo momento ci sono amici che mi incoraggiano a riaprire la fondazione, ad avanti proprio per i bambini. Che saranno le vittime di questa chiusura perché torneranno in strada. Dopo che abbiamo fatto tanto proprio per toglierli dalla strada. Ora c’è il rischio che tornino nelle mani della camorra.
C’è qualcuno che la sta aiutando concretamente?
Sì, certamente. C’è un imprenditore che è sempre stato vicino alla fondazione e mi ha sempre aiutato. Assieme stiamo cercando di riaprire presto la fondazione. In più…
In più?
In questo momento, con le scuole chiuse e la nostra fondazione chiusa, rischiamo di aiutare la criminalità a prendersi i nostri ragazzi che sono rimasti per strada. Magari per portare un pacco da un quartiere a un altro, o per smerciare la merce contraffatta. Poi c’è anche un’altra piaga.
Quale?
La dipendenza del gioco. Anche adesso ho qui con me un ragazzino che ho preso al bar di fronte mentre giocava alle macchinette. Quest’anno abbiamo curato molto ragazzi affetti da questa malattia. Auguriamoci che lo Stato faccia di più per combattere questa che è diventata una piaga sociale.
Cosa deve fare lo Stato?
Non bastano gli arresti, ci vuole prevenzione. E A Voce d’è Creature era, è – non voglio parlarne al passato perché sono convinto che riaprirà presto -, un punto di riferimento anche per la sua storia. Noi siamo nella sede storica del boss Raffaele Brancaccio che qui ha ammazzato tante persone. Oggi, al posto del leone feroce, c’è A Voce d’è Creature.
Che però rischia di chiudere.
Non vogliamo che torni di nuovo alla camorra. Faremo di tutto, resisteremo e, come dice il Papa, non dobbiamo spegnere la speranza. Cercherò di fare tesoro delle sue parole.