Pompei potrebbe diventare un fiore all’occhiello del nostro Paese, anche sotto il profilo economico: dare occupazione, produrre un indotto, generare ricchezza. Si pensi che una mostra su Pompei al British Museum di Londra chiamata “Life and death in Pompeii and Herculaneum” garantirà, attraverso i 4.000 biglietti venduti al giorno (stimati) a 15 sterline, un ricavo di 11 milioni di sterline per i tre mesi che resterà aperto. E noi, che di Pompei abbiamo l’originale, che facciamo? La denuncia postata sul blog di Beppe Grillo à piuttosto grave. Nonostante con 44 ettari sia il sito archeologico più grande al mondo, rischiamo di non sfruttare i 150 miioni di euro messi a disposizioni dall’Ue per rimetterla in senso entro il 2015, onde evitare l’espulsione dal patrimonio Unesco, mentre continuano ad abbondare «carenze strutturali, infiltrazioni d’acqua, assenza di canaline di drenaggio, danni apportati dalla luce ai mosaici, costruzioni improprie, mancanza di personale, abusivismi». Sono gli stessi commissari dell’Unesco ad affermarlo. Come se non bastasse,aggiunge il post sul blog di Grillo «A Pompei crescono i pomodori, cadono le travi, si scippano i turisti e non è prevista la prenotazione on line per l’ingresso».



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