Il 1° agosto viene commemorato Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, vescovo e Dottore della Chiesa. Primogenito di otto figli, Alfonso nacque il 27 settembre 1696 a Marianella, cittadina vicino Napoli, da una famiglia nobile. Suo padre, nobile cavaliere del seggio di Portanova, Giuseppe De’ Liguori, fu un ufficiale della marina militare e sua madre Anna Maria Caterina Cavalieri, originaria di Brindisi, fece parte del casato dei marchesi di Avenia. Fin dalla sua fanciullezza fu indirizzato agli studi delle lingue, della filosofia, dell’arte, della musica, della matematica e dell’architettura contraddistinta da un’educazione religiosa improntata sulla carità e la compassione per i miseri. Appena dodicenne venne iscritto all’Università di Napoli e in soli quattro anni conseguì la laurea del dottorato in diritto civile e canonico.



Iniziò da subito a esercitare la sua attività di avvocato e dopo qualche anno venne nominato Giudice del Regio Portulano di Napoli. Nel contempo frequentò assiduamente la Confraternita dei Dottori della Chiesa dei Girolamini assumendosi l’impegno di assistenza ai malati nell’Ospedale di Napoli e occupandosi dei meno abbienti nelle zone più povere della città. Negli anni maturò la scelta di dedicare la sua vita al Signore e, contro il volere di suo padre che aveva scelto per lui una lontana parente come sposa, decise di intraprende la vita ecclesiastica. Nel 1726 venne ordinato sacerdote, ma sempre a causa dell’opposizione del padre non poté far parte della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri da lui aspirata, ma iniziò la sua opera sacerdotale portando la residenza presso l’abitazione paterna come risultato di un accordo con il genitore.



Don Alfonso era solito radunare i fedeli più umili davanti la Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi predicando il Vangelo con parole semplici e comprensibili per tutti i suoi uditori. Questi raduni furono dapprima ostacolati, ma poi vennero approvati dalle autorità ecclesiastiche. Nel 1731 ci fu un terremoto nella città di Foggia che causò l’allontanamento dei fedeli dalla Chiesa. Don Alfonso si recò alla Capitanata dove una leggenda narra che, mentre predicava, venne avvolto da un fascio di luce e rimase sospeso in aria davanti alla gran folla presente. L’evento accadde davanti la Chiesa di San Giovanni Battista dove, a testimonianza dell’episodio, c’è una rappresentazione dipinta su di una vetrata e su di un quadro esposto ai fedeli. Nel 1732 don Alfonso si trasferì a Scala, in provincia di Salerno, dove maturò in lui l’idea di fondare una congregazione dedicata alla salvezza dei più poveri e poi a Liberi, in provincia di Caserta, nel monastero benedettino di Villa degli Schiavi.



A Liberi fondò la Congregazione del SS. Salvatore che grazie alle sue conoscenze giuridiche e dopo vari ostacoli dovuti ad alcune restrizioni legali del tempo per gli ordini religiosi, ottenne l’approvazione di Papa Benedetto XIV nel 1749 come Congregazione del SS. Redentore. I membri della Congregazione, chiamati Redentoristi, predicarono il Vangelo con umiltà e semplicità e portano come esempio la vita stessa di Gesù. I missionari redentoristi valicarono i confini del Regno di Napoli fino ad arrivare in Polonia.

Dopo la fondazione della Congregazione del SS. Redentore, Sant’Alfonso si prodigò nella scrittura di molte opere ascetiche, apologete, morali e dogmatiche tra cui la famosa “Theologia Moralis”. Durante una sua missione a Nola, Comune della provincia di Napoli, scrisse il celebre canto natalizio “Tu scendi dalle stelle”. Nel 1762 fu ordinato Vescovo di Sant’Agata dei Goti da Papa Clemente XIII mantenendo comunque la carica di Rettore della sua Congregazione. Nel 1764 il Regno di Napoli fu colpito da una devastante carestia che piegò la popolazione. Il Vescovo Alfonso Maria, in accordo con gli enti locali e i sacerdoti della diocesi, diede disposizioni per accendere mutui e limitare il costo dei viveri alleviando le sofferenze della popolazione e riuscendo a rilanciare l’economia, stagante da tempo. 

Gli agiografi riportano che nel 1774 venne visto contemporaneamente al capezzale di Papa Clemente IV intento a confortarlo e poi mentre partecipava al suo funerale e seduto immobile su di una poltrona presso i confratelli di Sant’Agata dei Goti per ben due giorni di seguito. Nel 1775, ormai storpio e quasi non vedente a causa di una grave malattia, dopo 12 anni di degna rappresentanza della carica vescovile di Sant’Agata dei Goti, Papa Pio VI fu costretto ad accettare le sue dimissioni. Alfonso Maria si ritirò presso i suoi confratelli di Nocera de’ Pagani, in provincia di Salerno, in preghiera e meditazione dove morì il 1° agosto del 1787.

Le sue spoglie sono ancora oggi conservate nella Basilica di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori di Pagani. Venne beatificato nel 1816, proclamato santo nel 1839 e nominato Dottore della Chiesa da Papa Pio IX nel 1871. Patrono di Napoli, dei teologi, dei moralisti e dei confessori.