“Pronto? Michele Ferri? Buongiorno, sono un giornalista, posso farle qualche domanda?”. “Mi può ripetere il suo nome? Ah sì, sì mi ricordo. Mi può richiamare tra dieci minuti, sono con alcune persone?” Comincia così, con un paio di tentativi andati a vuoto, la nostra intervista telefonica al pesarese che mercoledì ha ricevuto una telefonata nientemeno che da Papa Francesco. Non lo vediamo in faccia, ma si sente dalla voce che è raggiante. Ci risponde con grande pacatezza anche se è un po’ stufo di dar retta ai giornalisti. Ora, che il tam tam di quella telefonata ha cominciato a diffondersi, tutti lo cercano. In tanti vogliono sapere cosa si sono detti, farsi raccontare l’emozione che ha provato e tutto il resto. Michele aveva scritto al Papa perché voleva risposte al suo dolore per la morte del fratello Andrea che venne ucciso due mesi fa. E il pontefice l’ha chiamato: “Ciao Michele, sono Papa Francesco …”
È stanco?
Eh sì, è da stamattina (ieri, venerdì Ndr) che mi chiamano per fare interviste
Cominciamo. Cos’ha provato quando ha scoperto che era il Papa quello che le parlava al telefono?
E’ stata un’emozione indescrivibile parlare con il Papa Francesco. Può immaginare cosa ho provato quando ho saputo che dall’altra parte della cornetta c’era il Pontefice.
In uno dei suoi post aveva scritto di aver perdonato tutto a Dio, tranne la morte di suo fratello. Cos’ha perdonato a Dio?
Tutte le altre cose che erano successe a me e alla mia famiglia. Anche l’incidente in moto che mi è capitato a 17 anni e che da allora mi costringe su una sedia a rotelle. Da 25 anni, praticamente. Avevo scritto quella frase in un momento di rabbia. Perché la tragedia successa a mio fratello era l’ennesima di tante capitate alla mia famiglia. Normale che a una persona venga da chiedersi: cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo?
Era molto legato a suo fratello?
Sì, ma non solo io tutti noi in famiglia eravamo molto legati a mio fratello Andrea,perché lui era un po’ il perno della nostra famiglia e tutto ruotava attorno a lui. Era una persona talmente buona che gli voleva bene tutta la città. Non solo per me ma anche per molte altre persone è stata una tragedia enorme.
Si sarà chiesto perché il Papa che riceve tante lettere come la sua ha deciso di chiamare proprio lei. Cosa si è risposto?
Penso sia stato un segno che mio fratello ci ha mandato dal cielo. È stato mio fratello che ha voluto darci un segno di conforto, di coraggio, per andare avanti. Ha fatto in modo che il Pontefice ricevesse quella lettera e ci chiamasse.
Tutti vorrebbero ricevere una carezza come quella che le ha dato il Papa. Non crede che è anche per questo che la stanno cercando in molti?
Sicuramente.
Il Papa ha pianto quando ha letto la sua lettera. Cosa vi siete detti al telefono?
Quello che ci siano detti è una cosa che non voglio rendere pubblica, voglio tenerla nel mio cuore. Non sarebbe giusto anche nei confronti del Pontefice. Però quello che mi è successo è un segnale di speranza per tante persone.
Andrà a trovarlo?
Non lo so ancora. Sto ancora vivendo questa emozione grandissima e non so ancora cosa farò in futuro.
Soffre meno adesso quando pensa a suo fratello?
Il dolore è lo stesso. Adesso c’è un po’ più di speranza, un po’ più di coraggio. Quella speranza che avevamo perso quando era successa quella tragedia.
A Dio aveva detto che non perdonava la morte di suo fratello. Adesso cosa gli dice?
(Sorride) Adesso la cosa è cambiata. Quello era stato un momento di rabbia. Lo si può capire. Non avevo risposte per tutto quello che era successo. Era una situazione molto difficile da superare. Adesso è come aver visto una luce in fondo al tunnel, una luce di speranza. E per quella speranza che il Papa mi ha aiutato a vedere, per me vale la pena andare avanti.
Grazie
Grazie a voi.