Gesù non morì per i nostri peccati, ma per sovvertire l’ordine economico, religioso e politico. A scriverlo, nel suo ultimo libro intitolato “Zealot” che sta velocemente scalando le classifiche dei più venduti in questo periodo estivo, è l’accademico Reza Aslan. 41 anni, professore di scrittura creativa e di studi religiosi presso l’Università della California, Aslan ha spiegato in un’intervista all’emittente americana Fox News che la figura di “Gesù l’uomo” ha osato “sfidare il più grande impero del mondo, e ha perso, ma l’ha fatto in nome dei poveri, dei deboli, dei diseredati”. Come si legge nell’articolo del Corriere della Sera che riporta la notizia, nelle 336 pagine pubblicate di recente lo scrittore spiega che il suo intento è quello di “divulgare contenuti che risulteranno già noti agli studiosi della Bibbia e diffonderli presso un pubblico più vasto di quello accademico. Il risultato – spiega ancora – è che, da una parte, c’è chi trova il mio libro controverso e scioccante e dall’altra chi lamenta che non c’è niente di nuovo”. Non si tratta però di un attacco al cristianesimo, aggiunge Aslan, il quale ha spiegato di essere “uno studioso delle religioni, con quattro lauree, inclusa una sul Nuovo Testamento, e un esperto di greco biblico che ha studiato le origini del cristianesimo per vent’anni, oltre ad essere musulmano”. L’Islam non crede che Gesù sia stato crocifisso, dice l’accademico, “ma è morto quasi sicuramente così. E l’islam crede che sia figlio di una vergine”.



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