“Non c’è dubbio che il mescolarsi tra uomini e donne costituisce l’inizio di tutte le disgrazie, è una delle cause principali che porta la condanna in larga massa (di una società) ed è la causa del degrado sia della classe sociale che di quella individuale”. Inizia così l’ultimo articolo di un blog noto alla comunità islamica in Italia che, riprendendo le parole di Ibn al Qayyim, giurista e teologo arabo vissuto nel XIV secolo, incita inequivocabilmente alla discriminazione nei confronti delle donne. Il post in questione prosegue: “Mischiarsi tra uomini e donne è una delle cause principali che incita all’immoralità, mentre quest’ultimo è un fattore decisivo riguardo l’aumento delle mortalità e della propagazione delle malattie mortali. Quindi, una causa principale per l’aumento delle malattie distruttive è la diffusione dell’immoralità, parte decisiva della quale è il mescolamento tra uomini e donne, che escono davanti agli uomini svestite, abbellite e con vestiti stravaganti”.



Parole che fanno rabbrividire, non solo perché intrise di disprezzo, ma anche perché provengono da individui che vivono in un paese democratico come l’Italia. Un paese che attribuisce pari dignità sociale, garantisce le libertà individuali e riconosce a livello costituzionale la parità dei sessi. Come mai, dunque, si concede spazio a chi professa insegnamenti diretti a ledere la dignità delle donne, considerate talmente inadeguate dal “mescolarsi” con loro? Presunti precetti che, tra l’altro, nulla hanno a che vedere con il Corano. Purtroppo in Italia esiste da alcuni anni un islam che esibisce un volto moderato, ma che non appena trova condizioni favorevoli, agevolato da un buonismo troppo marcato, si rivela per quello che è: discriminazione e violazione dei diritti umani. Un meccanismo ben congegnato che effettua un lavoro subdolo teso a rendere radicale la comunità esistente nel territorio: sono state aperte moschee senza alcun controllo, creati imam di discutibile affidabilità e per di più privi di un’adeguata istruzione, imposte usanze non religiose come l’obbligo di indossare il velo e il niqab. Si è approfittato in modo efficace di quel tempo che noi abbiamo perso nel dialogo.



E’ per questo che curiosando per la rete non è difficile trovare altri blog che hanno una fisionomia salafita, che demonizzano tutto ciò che è occidentale. E la cosa più singolare, e al contempo più preoccupante, è che molti dei siti come quello citato, di cui ho già denunciato l’esistenza a chi di dovere, ma che evito di nominare per evitare di pubblicizzarlo, sono opera di italiani convertiti all’islam. Uomini nati e cresciuti nel nostro paese che hanno più o meno scelto di abbracciare il fondamentalismo islamico, all’oscuro di quelli che sono i veri precetti del Corano. 



Questi, spesso dopo aver subìto un vero e proprio lavaggio del cervello, tirano fuori hadith del ‘300, aneddoti sulla vita di Maometto, che altro non sono se non il frutto di libere e confutabili interpretazioni da parte dei salafiti dei secoli successivi, arrivate a noi dopo aver perso gradualmente qualsiasi ragionevolezza e fondamento.

E mi inquieto a pensare che menti più “deboli” potrebbero leggere e prendere alla lettera questo genere di insegnamenti, per finire col lasciarsi influenzare da asserzioni così becere. Senza considerare che probabilmente questi blog contengono messaggi in codice diretti a sfornare potenziali jihadisti. Basti ricordare che nemmeno due mesi fa un ragazzo genovese di 25 anni morì durante i combattimenti in Siria tra le truppe fedeli ad Assad e la guerriglia sunnita, alla quale il giovane, convertitosi all’islam, si era unito. È arrivato il momento di comprendere che la strada intrapresa finora per una pacifica integrazione è sbagliata, e avere il coraggio di fare qualche passo indietro. Non si possono attuare assimilazioni forzate, e occorre prendere atto che il multiculturalismo è stato un vero fallimento. Continuare ad accettare passivamente le culture portatrici di barbarie potrebbe essere un errore imperdonabile.