Chiunque sia in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo o sia riconosciuto come rifugiato politico, quindi anche senza cittadinanza italiana, potrà comunque partecipare ai concorsi per essere assunto nella pubblica amministrazione. E’ quanto prevede la legge numero 97 del 6 agosto, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 agosto. La legge, intitolata “Modifiche alla disciplina in materia di accesso ai posti di lavoro presso le pubbliche amministrazioni”, pone però alcune condizioni: innanzitutto l’obbligo di possedere la cosiddetta “carta di soggiorno”, il documento rilasciato ai lungo soggiornanti; in secondo luogo, gli stranieri senza cittadinanza non potranno partecipare a quei concorsi che implicano “esercizio diretto e indiretto di pubblici poteri” e che “attengono alla tutela dell’interesse nazionale”, come ad esempio poliziotti, militari o magistrati. A lanciare la proposta era stata il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, che qualche mese fa sul sito del ministero aveva espresso la necessità di “una legge organica sul diritto di asilo. Questa è una delle proposte che intendo portare avanti che sarà la garanzia di accesso per i migranti ai posti nella pubblica amministrazione”. L’Emilia Romagna “già applica in parte queste possibilità, ma anche molte grandi aziende estere hanno compreso che i migranti possono essere un volano per l’economia nonché referenti privilegiati per dialogare e creare partnership commerciali con i paesi di origine anche nel settore privato”, aveva spiegato ancora il ministro.



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