Si aprono nuovi scenari sulla già inquietante vicenda del professore di Saluzzo, agli arresti domiciliari con l’accusa di rapporti sessuali con alcune sue studentesse minorenni. Di fatto non esiste una accusa esplicita perché le ragazze non hanno sporto denuncia, in quanto si sono dichiarate consenzienti perché innamorate di lui. I nuovi sviluppi riguardano alcune lettere di una studentessa dello stesso liceo suicidatasi nel 2010 trovate a casa del professore. Perché non ha mai reso noto il contenuto di quelle lettere, dove la giovane dichiarava tutto il suo mal di vivere e professava l’appartenenza a una setta satanica? E’ proprio la pista del satanismo quella che si apre: nella stessa zona nello stesso periodo si uccisero altri giovani, che in un modo o nell’altro avevano a che fare con il liceo. Già nel 2012 si era indagato in questo senso. Per il professor Meluzzi, contattato da ilsussidiario.net, “bisogna stare attenti a non concentrarsi esclusivamente sulla pista giudiziaria. Questa invece è una vicenda dai profondi contenuti psicologici, pedagogici, anche spirituali, che apre domande forti sulla capacità educativa delle famiglie, oltre che della scuola”.



Professore, si parla di possibile pista satanica rispetto alla vicenda di Saluzzo. Qual è la sua opinione?
Ci muoviamo su un terreno di tale delicatezza e di tale complessità che va alle radici stesse del mistero dell’umano. Una vicenda come questa di tutti i contesti possibili, il meno adeguato è che possa diventare tema di una indagine giudiziaria e basta. Data la natura stessa della vicenda, qualunque discorso si possa fare, se ci si muove nell’ambito giudiziario e basta si snatura la vicenda stessa.

Perché la pista giudiziaria secondo lei è quella meno significativa?
Siamo dentro una questione che forse prevede sullo sfondo qualche tema che potrebbe riguardare il codice penale, ma certamente non possiamo parlare di reato di plagio anche perché fortunatamente questo reato è stato abrogato trent’anni fa. Non possiamo neanche parlare di abuso sessuale perché si parla di violenza sessuale solo se c’è assolutamente mancanza di assenza, invece qua abbiamo pure il consenso dichiarato delle ragazze.

Su quali temi allora bisogna indagare?
E’ una vicenda estremamente interessante dal punto di vista pedagogico, da quello psicologico e anche dal punto spirituale ma direi che è abnorme considerarla solo dal punto di vista penale. Ci spieghi meglio cosa intende. Al suo interno questa vicenda ha grandi due grandi temi: il primo la responsabilità dei buoni e dei cattivi maestri, il secondo è la vulnerabilità dei giovani di queste ultime generazioni. Si parla di sette sataniche, di satanismo: la ragazza morta suicida lo aveva detto in modo esplicito. Va infatti ricordato che in quella zona ci furono compreso quello di questa ragazza ben cinque suicidi in un anno collegati alla presenza forse di sette sataniche e di gruppi del genere. Il fenomeno del satanismo è gravemente sottovalutato. Lo dico in generale: quando si parla di queste cose anche nei criminologi e nelle forze di giustizia c’è disinteresse.

Che invece ci dovrebbe essere, quanti episodi legati alla morte di giovani sono legati a questi gruppi.

E’ un fenomeno che riguarda ambienti culturalizzati, di giovani cioè appartenenti a famiglie di ceto elevato, un fenomeno che va da quello del satanismo acido dei gruppi rock fino a elementi che esercitano forme di corruzione profonda di se stessi e del prossimo. 

Dunque? Che cosa dobbiamo aspettarci da questa vicenda?
Di questa vicenda noi sappiamo poco, non possiamo dire nulla al momento. Sappiamo che ci sono lettere di una ragazza al professore ma non abbiamo nessuna evidenza se rispetto all’inquietudine della ragazza il professore abbia tenuto una condotta associata all’istigazione al suicidio. Ci troviamo di fronte a qualcosa di sbagliato quando un professore perde il confine e i contorni del ruolo che gli compete cercando per propria fragilità – ricordiamo che era stato lasciato dalla moglie – ed entra in situazioni di rapporto quantomeno rischioso con dei ragazzi fragili e influenzabili. Però è una vicenda che va spiegata dal punto di vista socio-psicologico e culturale. Quando si va esclusivamente sul giudiziario si snatura tutto. 

Sappiamo che quell’età, quella che va all’incirca dai 14 ai 18 anni, è l’età più fragile, quando i ragazzi per staccarsi dai genitori finiscono spesso in “abbracci” sbagliati. Quanto conta la famiglia in questa storia? 
Conta moltissimo. Il docente che ha un ruolo importante è stato il tema di film come L’attimo fuggente, è chiaro che una certa quota di coinvolgimento relazionale del docente è esplicita.Ma fa emergere la debolezza del ruolo della famiglia. Ci può essere un professore che può essere un satanista, un santo o un poeta come quello di quel film, o anche che può avere una forte influenza socio politica. E questo è un altro aspetto che sottolinerei: la propaganda politica e ideologica nelle scuole è evidente, tanto che sono orientati tutti in una direzione univoca. Ma l’immensa fragilità della famiglia che non riesce quasi mai a rappresentare un contrappeso adeguato fa diventare la scuola l’unico luogo di identificazione e di apprendimento ideologico. 

In conclusione? 
Una famiglia che perde la propria capacità di una funzione educativa per delegare unicamente alla scuola le funzioni che sono e devono rimanere alla famiglia, è un danno enorme. Se i bambini devono imparare a soffiarsi il naso a scuola c’è qualcosa che non funziona nella famiglia.

(Paolo Vites)