Il 30 agosto la Chiesa Cattolica celebra la memoria di San Fantino il Giovane, monaco calabrese vissuto nel corso del X secolo. San Fantino nacque secondo la tradizione nell’anno 927 nella Calabria meridionale. I genitori di Fantino, Giorgio e Vriena, appartenevano all’antica nobiltà calabrese e possedevano vasti territori in tutta l’Italia meridionale. A causa della devozione di Vriena, il giovane Fantino venne “oblato”, ovvero offerto a un monastero affinché consacrasse la sua vita al Signore, permettendo così la salvezza delle anime dei suoi genitori e dei suoi fratelli. All’età di otto anni, San Fantino venne affidato dai genitori a Sant’Elia, che lo avviò alla vita monastica sottoponendolo a durissime privazioni ed estenuanti veglie di preghiera per mortificarne il corpo, purificarne la giovane anima e abituarlo agli stenti che costellavano la vita religiosa. Sant’Elia e San Fantino vissero per cinque anni nella grotta di Melicuccà. Dopo cinque anni di durissime privazioni, il tredicenne San Fantino venne ritenuto degno di vestire l’abito di novizio: fu così che il giovane pronunciò i voti di povertà, castità e obbedienza. San Fantino rimase per oltre vent’anni al fianco di Sant’Elia, aiutandolo nella gestione del monastero di Melicuccà. Inizialmente, San Fantino svolgeva la mansione di cuoco. Con il passare degli anni, la fiducia di Sant’Elia crebbe, fino a renderlo meritevole di custodire la chiesa del monastero. Dopo la morte di Sant’Elia, San Fantino abbandonò il monastero di Melicuccà per ritirarsi in preghiera come eremita. San Fantino si trasferì nell’area del Mercurion, rimanendovi per diciotto anni, vivendo in estrema povertà, in condizioni al limite dell’indigenza, dedicandosi esclusivamente al Signore. Durante i diciott’anni di vita eremitica, il Demonio tentò ripetutamente di blandire San Fantino e di convincerlo ad abbandonare la preghiera, lusingandolo con visioni di case lussuose, donne avvenenti discinte, cibarie prelibate, vini dolci. San Fantino, temprato dall’insegnamento di Sant’Elia e grazie alla sua fortissima fede nell’Onnipotente, respinse le vanità terrene che gli proponeva il Maligno, confidando nelle delizie ultraterrene che avrebbe trovato nel Regno dei Cieli. Dopo diciott’anni di eremitaggio San Fantino, ormai maturo, iniziò a dedicarsi alla fondazione di monasteri per consentire al maggior numero di anime possibile di guadagnarsi la salvezza. In primo luogo, San Fantino fondò un monastero femminile, in cui convinse a entrare la madre Vriena e la giovanissima sorella Caterina. In seguito, San Fantino si dedicò alla fondazione di un monastero maschile, in cui entrarono l’anziano padre Giorgio e i fratelli Cosma e Luca. Dopo un nuovo periodo di alcuni mesi come eremita – in cui lasciò la direzione del monastero principale al fratello Luca – San Fantino tornò alla vita cenobitica. Nonostante la compagnia degli altri monaci, San Fantino trascorreva lunghissimi giorni all’interno della sua cella in preghiera, non uscendone e sopravvivendo solamente con qualche sorso d’acqua e qualche pezzo di pane raffermo che i confratelli gli lasciavano sulla soglia. A San Fantino vennero attribuiti numerosi miracoli: allontanò e mise in fuga un orso che stava distruggendo gli alveari del monastero solamente con lo sguardo, facendo un cenno con la mano; fece zampillare acqua in una zona arida per poter dissetare alcuni confratelli. 



In seguito il suo monastero venne raso al suolo e saccheggiato da pirati musulmani: San Fantino si recò in Grecia con alcuni confratelli sopravvissuti. Durante il viaggio l’acqua potabile terminò: San Fantino fece riempire gli otri vuoti di acqua di mare, la benedì e ottenne acqua in abbondanza per dissetare equipaggio, rematori e confratelli. Stabilitosi a Tessalonica, compì vari miracoli e atti di bene: pacificò due fratelli che erano sul punto di uccidersi in duello per un’eredità, convertì un funzionario disonesto, diede la sua veste a un’anziana vedova, respinse un’incursione di Bulgari, guarì malati. Ormai anziano e provato dalle continue mortificazioni, San Fantino si ammalò e morì: era il 30 agosto del 1000.

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