Questa volta il Ministro Cecile Kyenge, ospite della festa del Partito Democratico di Cantù, non incassa fischi, ignobili insulti razzisti o lancio di frutta. Incassa applausi e solidarietà, ma scivola su una buccia di banana rivelatrice, al di là della retorica, di una visione antireligiosa della società. Il ministro, infatti, nel corso del dibattito, ha paragonato il burqa al velo delle suore cattoliche e ha detto che – in nome di un principio di parità e non discriminazione verso lo straniero – andrebbero vietati entrambi. Testualmente, ha detto: “il fatto che la legge obblighi a far vedere il viso deve valere per tutte le donne, comprese anche le suore, perchè non insistiamo su questo aspetto? Il principio è sempre quello. Applichiamolo senza avere pregiudizi”. Uno scivolone che ha davvero dell’incredibile, sempre che il teorema del “non poteva non sapere” non sia valido solo per Scajola e Alfano. Come può il Ministro dell’integrazione della Repubblica Italiana ignorare la differenza tra il burqa, il niqqab e il velo delle religiose cattoliche? Come può ignorare il perchè del dibattito in Francia sul divieto di questo indumento (il burqa) che rende irriconoscibili le donne che lo portano dato che copre completamente il viso e (in diversi casi) gli occhi? Ha mai visto una suora a volto coperto? Si tratta degli stessi motivi di ordine pubblico che vieterebbero a chi manifesta di coprirsi il volto con sciarpe, caschi e maschere atte a dissimulare le proprie generalità (come puntualmente avviene in ogni manifestazione in cui ci siano persone violente pronte a far devastazioni). Un brutto incidente da cui la platea ha preso a fatica le distanze, visto che spontaneamente stava partendo un applauso, soffocato evidentemente (e opportunamente) dagli organizzatori. Eppure da Repubblica, che delle “10 domande” ha fatto il proprio marchio di fabbrica, nessun interrogativo si è levato. Anzi, tra i video di Repubblica Tv di questo attacco alla libertà religiosa (in uno stato laico come il nostro che dovrebbe garantire rispetto e libertà di culto) portato da un ministro che ha come unica funzione quella di integrare culture diverse, di cui l’espressione religiosa è fino a prova contraria parte integrante e costitutiva, ecco di tutto questo non si trova nulla. Nulla di nulla. Dovremo accontentarci del balletto del carabiniere prima della condanna di Berlusconi in Cassazione – in due versioni, normale e dance – e dell’audio di uno scellerato Calderoli che in spregio alla carica di vicepresidente del Senato si esibiva in odiose battute razziste degne di un’osteria. Come se ne sentono, purtroppo, in quasi tutte le osterie… (Vittorio Crippa)