Si alza il livello dello scontro mentre in parlamento si discute della famosa legge sull’omofobia. La fibrillazione è uscita dalle aule del Palazzo per arrivare ad alimentare contrapposizioni nelle piazze e nei paesi un po’ in tutta Italia. Ma quello che è successo a don Stefano Piccinelli è davvero da stigmatizzare. Don Stefano, cappellano dell’ospedale di Cona in provincia di Ferrara, aveva affisso nell’anticamera della sua Chiesa l’appello promosso da La Nuova Bussola Quotidiana per protestare contro la nuova legge sull’omofobia. La protesta è nata dall’allarme lanciato dagli avvocati dell’associazione Giuristi per la Vita secondo cui se venisse approvata una norma specifica criticare la legge sui matrimoni omosessuali, o esprimere la propria contrarietà alle adozioni da parte delle coppie gay potrebbe comportare fino a sei anni di reclusione. Il quotidiano “la Nuova Ferrara” ha rilanciato la notizia bollando il comportamento di don Stefano come “militante”. “Non capisco tutto questo clamore – ha detto don Stefano – ma io sono un sacerdote, deveo affermare la verità e quindi ho dato al giornalista le motivazioni basate sulla fede e sul credo. Lui ha stravolto tutto”. Le associazioni gay sono subito passate al contrattacco chiedendo provvedimenti nei confronti di chi ha diffuso l’invito “omofobico”. Addirittura la presidente della provincia di Ferrara ha accusato il prete di alimentare la discriminazione e incoraggiare comportamenti lesivi della dignità umana. “Io non avrei problemi ad assistere spiritualmente una persona omosessuale, la discriminazione è il contrario del cristianesimo!”, insiste don Stefano. “Chiedo ai miei conterranei bergamaschi di pregare per me”, conclude.