Il 5 agosto la Chiesa Cattolica celebra la memoria di Sant’Emidio, vissuto a cavallo tra il III e il IV secolo, vescovo di Ascoli Piceno. Sant’Emidio nacque a Treviri nel 273. La sua famiglia apparteneva alla ricca e potente aristocrazia pagana della città tedesca. Grazie ai grandi mezzi economici familiari, Sant’Emidio venne avviato allo studio. Intorno ai 23 anni entrò in contatto con la religione cristiana e si convertì. Secondo la tradizione, fu determinante la predicazione dei santi Celso e Nazario. Grazie alla sua abilità dialettica, Sant’Emidio divenne uno dei più abili predicatori della sua città. La famiglia d’origine, non potendo sopportare che uno dei suoi membri fosse cristiano, cercò in tutti i modi di ricondurre al paganesimo Emidio, almeno formalmente. Il giovane non volle sentire ragioni e decise di fuggire di casa assieme ai suoi tre amici Valentino, Germano ed Euplo. Il quartetto intraprese il suo cammino verso l’Italia, centro dell’Impero Romano, alla ricerca della libertà.
A Milano, importante centro dell’Impero, il cammino religioso di Emidio ci completò: il giovane venne ordinato sacerdote e si stabilì per tre anni nella città lombarda. Nella città dell’Italia settentrionale, Emidio predicò con grande energia, convertendo un gran numero di pagani e suscitando grande ostilità soprattutto in seno alle potenti famiglie pagane cittadine. Nel 284, dopo l’avvento sul trono imperiale del dalmata Diocleziano, i cristiani vennero sottoposti a violente persecuzioni. Emidio venne immediatamente segnalato ai magistrati cittadini dalle famiglie pagane dell’aristocrazia milanese: per sfuggire alla cattura, il santo venne obbligato a lasciare in tutta fretta Milano e a fuggire verso sud.
Dopo una lunga fuga, Sant’Emidio trovò finalmente rifugio a Roma, nella casa di Graziano, uno dei membri più influenti della locale comunità cristiana. A Roma, Sant’Emidio predicò e operò varie guarigioni miracolose. Tra le prime persone da lui curate si annovera la figlia paralitica del suo protettore Graziano. Il popolo pagano di Roma, impressionato dalle guarigioni inspiegabili operate da Emidio, pensò che questi fosse una reincarnazione di Esculapio, il dio della medicina. I miracoli operati da Sant’Emidio attirarono l’attenzione del pontefice, papa Marcellino, il quale, dopo un colloquio con Sant’Emidio, lo ritenne degno di fiducia e lo nominò vescovo di Ascoli Piceno.
Ascoli era in quegli anni quasi completamente pagana: i pochi cristiani venivano perseguitati dalla popolazione locale, vessati dai magistrati e selvaggiamente picchiati dalle milizie cittadine. Sant’Emidio accettò l’incarico, divenendo così il primo vescovo di Ascoli Piceno. Dopo un lungo viaggio, in cui sostò per evangelizzare i centri toccati dal suo itinerario, Sant’Emidio giunse nella pagana Ascoli.
Una volta giunto nella città marchigiana, Sant’Emidio riuscì a convertire un gran numero di ascolani, nonostante l’ammonimento del prefetto Polimio. Le numerose guarigioni miracolose operate da Sant’Emidio fece guadagnare al santo la simpatia di Polimio. Il prefetto lo ritenne la reincarnazione di Esculapio e lo invitò al tempio per offrire sacrifici agli dei. Per cercare di riportarlo al paganesimo, Polimio gli offrì in sposa la sua bellissima figlia Polisia. Sant’Emidio rifiutò inizialmente di sacrificare agli dei, ma accettò comunque di conoscere Polisia. Il prefetto, convinto che la giovane figlia avrebbe potuto sedurre Emidio e convincerlo ad abbracciare il paganesimo, acconsentì a far conoscere Polisia al santo. Emidio riuscì a convertire la giovane al Cristianesimo, battezzandola segretamente nel fiume Tronto. Polimio, infuriato per l’accaduto, diede ordine ai suoi soldati di catturare Emidio e di portarglielo in catene.
Il santo, che avrebbe potuto fuggire, scelse di attendere i soldati e di farsi catturare. Portato davanti a Polimio, rifiutò un’ultima volta di abbracciare il paganesimo per salvarsi e venne decapitato. Polisia, disperata, fuggì di casa: braccata dagli uomini del padre, cadde in una rupe e morì. Sant’Emidio, primo vescovo di Ascoli Piceno, è anche il patrono della città marchigiana. Viene invocato contro i terremoti.