Papa Francesco si è recato oggi pomeriggio presso il Centro Astalli di Roma, la struttura dei Gesuiti che da oltre 30 anni assiste chi ha lasciato il proprio Paese ed è arrivato nella capitale. Centinaia le persone che lo attendevano lungo le transenne e in molti, mentre il Pontefice passava, lo chiamavano a gran voce per un rapido saluto e una stretta di mano. Jorge Bergoglio, giunto senza scorta, si è intrattenuto con alcuni di loro, con cui ha scambiato qualche parola prima di iniziare la visita strettamente privata all’interno del Centro. Ha tentato anche di tornare indietro, verso le transenne, per stringere le mani ad altre persone che aspettavano di vederlo, e alla fine ha salutato tutti i presenti alzando le braccia. Come ha spiegato a Radio Vaticana padre Giovanni La Manna, direttore del Centro Astalli, gli elementi più importanti di questo incontro sono proprio “le esperienze personali” e il fatto che ciascuno “abbia la possibilità di raccontare a Papa Francesco cosa ha vissuto nel suo arrivo a Roma, che è diverso dal primo approdo, cioè Lampedusa”. A Lampedusa, infatti, “si arriva con la felicità e la contentezza di essere arrivati vivi, con la speranza di rimettersi in piedi. Ora, questa speranza di rimettersi in piedi nelle nostre città, a Roma, incontra un contesto che non sempre è facile. Questo deve essere il nostro impegno: facilitare il più possibile il secondo arrivo”.