Un imprenditore mercoledì sera è intervenuto in televisione per denunciare il clima intimidatorio che si respira in Val di Susa, e poche ore dopo la sua azienda ha subito un attentato. La vittima si chiama Ferdinando Lazzaro, ed è uno dei titolari della Italcoge. Nel corso della trasmissione Virus in onda su Raidue, aveva parlato di “un’escalation di violenza che fa male non solo a noi imprenditori ma a tutta la Val di Susa. E soprattutto al movimento No Tav”. Per Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, “così come Berlusconi ha il dovere di accettare la sentenza di condanna anche nell’ipotesi in cui fosse innocente, così i No Tav devono accettare la decisione presa dallo Stato italiano anche qualora quest’opera fosse effettivamente troppo invasiva. La democrazia si basa su questo rispetto delle decisioni prese dopo un dibattito che, nel caso dell’alta velocità, ha coinvolto davvero tutti”.
Professor Cacciari, che cosa ne pensa dell’attentato subito dall’imprenditore per aver parlato in tv?
E’ un fatto gravissimo e ingiustificabile. Io stesso ritengo che la Tav sia un’opera invasiva, economicamente troppo costosa e inefficiente. D’altra parte sono critiche che sono state rivolte anche da esperti di trasportistica molto competenti in materia, e non soltanto da un ambiente genericamente ambientalista. Tutto ciò fa parte di una normale dialettica democratica. Da un certo momento in poi però in democrazia le decisioni sono prese nelle sedi competenti e vanno rispettate. Trovo totalmente fuori da ogni logica democratica comportarsi in modo intimidatorio e compiere attentati contro cose o persone.
Almeno dal G8 di Genova del 2001 l’Italia ha una tradizione di antagonismo che …
Non è così, non è così. Le faccio un esempio concreto, nei confronti del Mose di Venezia, un’altra grande opera, ci sono state critiche anche dure da parte di molte persone tra cui io stesso all’epoca in cui ero sindaco. Ci sono state contestazioni e manifestazioni, ma non è avvenuto nessun attentato contro i cantieri. Non è quindi necessario che avvengano cose di questo genere.
Che cosa sta avvenendo all’interno del Movimento No Tav?
Tra i No Tav ci sono delle cellule impazzite, e sarebbe bene che chi coordina il movimento si guardasse all’interno ed espellesse il più rapidamente possibile queste componenti assolutamente provocatorie.
Quali metodi vanno usati dalla giustizia per combattere queste cellule impazzite?
Il metodo è la legge. Vanno quindi scoperti i colpevoli e puniti secondo la legge. Non c’è bisogno di inventarsi qualcosa di eccezionale, né tantomeno delle leggi speciali.
Ritiene che la decisione di proseguire con l’Alta Velocità vada rispettata da tutti?
Dopo che sulla Tav è stata presa una decisione, chi non è d’accordo ha il diritto di continuare a dire la sua opinione, ma ha anche il dovere di accettare quella che è una logica democratica. A meno che la procedura e le decisioni non siano state prese in modo illegittimo. Esattamente come Berlusconi deve accettare la sentenza di condanna anche ammesso che sia del tutto ingiusta e che lui sia innocente, così un democratico deve accettare la decisone presa a maggioranza negli organi competenti per quanto riguarda la Tav.
Continuare a rimettere in discussione una decisione presa rischia di bloccare lo sviluppo dell’Italia?
E’ un problema che non si dovrebbe neanche porre, perché la democrazia non è una discussione permanente. E’ giusto che il dibattito sia il più ampio e partecipato possibile, ma poi si deve giungere a una decisione. Se così non è non è più democrazia, non è più politica, non è più niente.
Il modo attraverso cui si è presa la decisione sulla Tav è stato democratico?
Per quello che mi risulta sono stati coinvolti tutti. E’ giusto ricordare che si tratta di un’opera dello Stato e non di questo o quel Comune. Nei singoli consigli comunali sono state assunte delle mozioni anche contrarie, ma la Regione Piemonte e lo Stato centrale hanno deciso di continuare a costruire l’Alta Velocità. Anche il Mose era un’opera dello Stato e il Comune di Venezia non poteva deliberare in via definitiva su questa materia.
(Pietro Vernizzi)