Oggi si celebra San Giovanni Crisostomo, che fu arcivescovo di Costantinopoli nel IV secolo e Padre della Chiesa. Nacque ad Antiochia probabilmente nel 349 in una famiglia fortemente cristiana e benestante; il padre, un alto ufficiale dell’esercito siriano, morì quando il figlio era ancora piccolo e così Giovanni fu cresciuto dalla giovane madre ventiduenne, Antusa, e dalla zia materna. Durante gli anni di gioventù, Giovanni, ben lontano dai rigori del cristianesimo, si dedicava alle passioni del mondo: amava il teatro e la cucina ed era gastronomo. All’età di 18 anni fu battezzato dal vescovo della città, Melezio, e cominciò a frequentare dei corsi di esegesi delle scritture sacre che si tenevano presso la scuola di Diodoro di Tarso, molto nota al tempo per il fatto che i suoi maestri davano un’interpretazione delle Scritture diversa rispetto a quella tradizionale fornita dalla scuola alessandrina e basata sulla lettura allegorica. Dopo gli studi, Giovanni si ritirò a vita monastica inizialmente in casa, poi per sei anni nel deserto e successivamente per due anni in una caverna, minando in maniera irreversibile il suo stato di salute fisica. Ricevette gli ordini minori, dedicandosi interamente allo studio approfondito della teologia e nel 380 divenne diacono di Antiochia e, solo qualche anno dopo, fu ordinato sacerdote e predicatore, finché, nel 397, a seguito della morte dell’arcivescovo di Costantinopoli, Nettario, l’imperatore Arcadio lo scelse come successore e lo nominò, appunto, arcivescovo. Una volta arrivato a Costantinopoli, Giovanni svolse con fervore la sua attività pastorale e organizzativa, suscitando, a tratti, perplessità per via dei suoi sermoni che arrivavano a durare anche oltre le due ore, durante le quali egli usava tutti gli artifici retorici per riuscire a redarguire i fedeli. Nonostante la sua grande opera di evangelizzazione delle campagne, la creazione di ospedali, l’organizzazione di processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale e i duri richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili al fascino della ricchezza, Giovanni non riusciva a essere diplomatico e, pertanto, non si cautelò sufficientemente contro la corte bizantina e i suoi intrighi di palazzo. Venne deposto illegalmente da un gruppo di vescovi capeggiati dal vescovo di Alessandria, Teofilo, e, dopo varie peripezie, fu esiliato in Armenia e poi sul Mar Nero, dove morì.
Dopo la sua morte avvenuta nel 407, per rendere merito alle sue doti di predicatore e per la sua eloquenza, i greci gli assegnarono l’epiteto Crisostomo, che significa “bocca d’oro”. Egli, nelle sue orazioni, anziché soffermarsi solo sull’esposizione edificante del messaggio cristiano, si preoccupava anche di modificare il comportamento dei suoi ascoltatori. Inoltre, San Giovanni Crisostomo è spesso ricordato per la sua denuncia contro l’abuso di autorità da parte dei vertici sia ecclesiastici che politici. Tra le sue opere la più importante fu il trattato di teologia “De sacerdotio”, per la stesura del quale prese ispirazione dai racconti di Gregorio Nazianzeno, teologo contemporaneo di Giovanni Crisostomo.