Questa la cronaca dal sito internet di Repubblica: “Una ragazzina di 13 anni di colore è stata aggredita e picchiata da tre coetanee italiane in piazza Duomo a Milano. È accaduto improvvisamente nel pomeriggio. Le giovanissime, tutte fan di Justin Bieber (il giovane cantante, musicista e attore canadese) indossavano magliette che lo raffigurano e si erano trovate inneggiando a lui e intonando alcune sue canzoni quando, per motivi che la polizia locale deve ancora chiarire, in tre si sono concentrate sulla ragazzina di colore che ha raccontato agli agenti di essere stata ‘aggredita verbalmente’ e poi picchiata da una di loro, che le ha strappato dalle mani la borsetta iniziando a correre via per piazza Duomo”.



Poi, sui social network, una ragazza testimone dell’aggressione ha scritto vari tweet raccontando dell’accanimento con calci e pugni da parte di un gruppo di ragazze, non certo fan di Bieber, ma  neppure supporter degli One Direction come lei stessa. “…Sono impazzita piangendo e ho urlato davanti a tutta lagente che mi fissava: ‘ma siamo pazzi? Si può picchiare una ragazza perché ascolta Justin Bieber?! Si può? Che mondo di merda”.



Negli anni 70 avevo compagni di scuola che si vestivano con scarpe a punta, polo con il coccodrillo, occhiali da sole con il cerchietto d’oro e giubbetto di renna. Fascisti chiamati sanbabilini, che si scontravano con spranghe e catene con gli extra-parlamentari di Lotta continua e Democrazia proletaria, vestiti invece con eskimo, jeans sdruciti e Clarks tarocche.

Eravamo negli anni di piombo e non si poteva certo sbeffeggiare gli Inti Illimani, Re Nudo e Guccini. Lucio Battisti era considerato un qualunquista di destra.

Ci si scontrava e si moriva per l’ideologia.

Alla fine dei  degli anni 70 ho avuto compagni che allargavano le inferriate di San Siro con il crick e si pigliavano a bottigliate sugli spalti. Ragazzi normali che allo stadio diventavano perfetti idioti.



Questi esistono ancor’oggi.

Dopo sono arrivati i paninari, gli yuppie e poi di tutto e di più. Milano da bere, la caduta del muro di Berlino, tangentopoli, il Cavaliere, internet, Putin, Obama, le Femen.

Questa è la storia.

Se prima i giovani si uccidevano tra loro per un un’ideologia politica, ora tutto questo non esiste.

Ma adesso come allora, i ragazzi si alzano alla mattina desiderando che qualcosa accada per ciascuno di loro. Qualcosa di buono.

Gli idoli sono sempre esistiti, prima il Che e Fidel, ora Bieber, Scamarcio o la Juve.

Al Festival di Venezia ho visto più di trecento ragazzine che correvano urlanti dietro all’ex Harry Potter. Una di esse mi ha detto di aver letto ben dodici volte ciascun libro sul maghetto.

Non sono un sociologo, ma per esperienza mi sono accorto della fragilità di tutte queste generazioni. Ragazzi e adolescenti sempre più insicuri, instabili ma sempre desiderosi di vivere. Ed è questo che spesso li porta a gesti estremi.

Si può avere l’iPhone ultimo modello, wazzappare e facebookare tutto il giorno ma al contempo essere tristi e insoddisfatti.

La domanda che pongo è: come noi adulti possiamo aiutarli?