Dopo il caso di Venezia, anche a Bologna è stato deciso a tempo di record di cancellare dai moduli per l’iscrizione a scuola del Comune ogni riferimento a “padre” e “madre”, termini sostituiti con “genitore richiedente” e “altro genitore”. Lo ha annunciato l’assessore comunale all’istruzione del Pd, Marilena Pillati, secondo cui non è mai stata presa in considerazione l’ipotesi di inserire “genitore 1” e “genitore 2” come all’inizio si pensava: “Non abbiamo mai pensato di inserire termini che possono stabilire una gerarchia tra i genitori, ponendoci al di fuori di quanto prevede l’ordinamento italiano. Non ci è mai prevenuta una richiesta in tal senso nè la cosa è mai stata presa in considerazione”. L’unico riferimento a “padre” e “madre”, aggiunge l’assessore, “è presente nella parte della modulistica dove si parla della condizione lavorativa. E’ qui che per un fatto di coerenza interna ai moduli stiamo valutando di sostituire i termini distinguendo sempre tra il genitore che ha fatto richiesta e l’altro genitore, ovviamente se c’è”. La decisione del Comune bolognese ha ovviamente scatenato le polemiche, a cominciare dal leader Udc Pierferdinando Casini che ha definito i nuovi moduli “una farsa che rischia di fare dei danni irreparabili”: “Nel giro di pochi mesi – si legge in una nota – si è passati dal referendum sulle scuole paritarie a questa pericolosa mistificazione burocratica che intende mettere in discussione due figure che nella nostra società hanno un valore preciso, fondante e certamente non divisivo”. Surrettiziamente invece, sostiene Casini, “si vuole far passare l’idea che la genitorialità possa essere diversa da quella naturale”. E’ quindi legittimo “che qualcuno la pensi in modo diverso”, ma “è inaccettabile la strumentalizzazione dei nostri bambini: quando si tratta di infanzia occorre sempre usare la massima cautela, la giunta continua a mostrare invece una leggerezza che lascia allibiti”.