Succedono cose che voi umani… Un commando di vegani in una paese del Torinese ha tranciato i cavi elettrici per boicottare la festa degli arrosticini della comunità abruzzese-molisana. E sui muri sono apparse scritte del tipo: “No ai mangia cadaveri”. E la mente m’è tornata indietro quando 15 anni fa, ad Avigliana, sempre in provincia di Torino, fui chiamato a moderare un dibattito sulla carne e, mentre l’umorista Bruno Gambarotta parlava, dal pubblico un signore si mise a urlare: “Cadaveriano!”. E Gambarotta lo seppellì di ridicolo con un ironico: “Ma io sono solo un anziano Rai”. Più di quindici giorni fa una sentenza ha condannato il Comune di Gorgonzola al pagamento delle spese processuali, perché due anni or sono era stata adottata una De.Co. (denominazione comunale) sullo stracchino di Gorgonzola. Che dire, la sentenza è arrivata proprio alla vigilia della sagra di Gorgonzola, ma anziché demoralizzarsi il sindaco ha invitato il presidente del Consorzio di Tutela e il Direttore, i vincitori della causa, per stingersi pubblicamente la mano e annunciare che faranno azioni comuni in vista dell’Expo 2015. E se anche i vegani dessero la mano agli abruzzesi?Una mano bisognerebbe darla alla Giovanna e al Gianni, che dopo 15 mesi dal terremoto dell’Emilia ancora faticano a riprendere quota. La Giovanna ha riaperto la sua Fefa a Finale Emilia (via Trento Trieste 9/c – tel. 0535780202), dove fa una cucina strepitosa, ma non ancora l’alberghetto, che ha l’inagibilità. Dovrebbero fare dei lavori, anche i vicini mi dicono, ma se non arrivano i fondi dello Stato tutto resta fermo, anche se l’alzata del Concordia è stata salutata come un orgoglio italiano. E l’alzata dell’Emilia e dell’Abruzzo (per l’Aquila, non per gli arrosticini)? La gente è scettica, dice la Giovanna, mentre pensavo che fosse corsa a frotte (per la cucina superba e per un certo senso di solidarietà). Gianni D’Amato, invece, ha visto disfarsi giorno dopo giorno il suo Rigoletto di Reggiolo, che non ha più riaperto. Ed ora cucina a Reggio Emilia al Caffè Arti e Mestieri (via Emilia San Pietro, 16 – tel. 0522432202). Entrambi sono stati con me, domenica sera a Piacenza, alla Festa della Famiglia, per raccontare il senso di una giornata qualunque, dove a un tratto arriva il terremoto che in pochi secondi ti porta via tutto. E mentre la Giovanna raccontava che sotto il porticato della casa di sua sorella ha ricreato un luogo dove la gente si ritrovava a parlare, anche solo per bere un tè, ho pensato al monito di Papa Francesco che nei giorni scorsi ha parlato dei vicini di casa, che di solito si ignorano, mentre poi arriva una livella, presto o tardi, che rende sciocco (o un peccato, nel senso di “che peccato!”), questo distacco dei nostri giorni. Nel prossimo weekend ci saranno tante feste. A Ragusa, venerdì, si inaugura il Girolio (girolio.cittadellolio.it), che è un viaggio nelle piazze italiane per celebrare un prodotto che in quanto a numero di varietà abbiamo solo noi. Ma a Bra, in Piemonte c’è anche la kermesse dedicata ai formaggi, Cheese, ed io ho subito pensato da Davide Gibertoni, che nella sua cacioteca, salumeria e vinoteca Cose Buone di Pegognaga (piazza Mazzini,13 – tel. 0376525270) ha un negozio di cose buone dove i formaggi sono al primo posto.
Anche lui domenica ha portato un saluto, per parlare del senso di una giornata qualunque, che è un po’ la stessa cosa che ho letto martedì su Avvenire, leggendo l’intervista a Giacomo Poretti. Nessuno dei due ha parlato del proprio lavoro, ma del significato che può avere il lavoro, come quando ci si innamora. E Davide ci ha detto: “Non ho più una giornata qualunque… ogni giornata è speciale perché la possiamo vivere al meglio, guardando il bicchiere sempre mezzo pieno. Ho scoperto questo quando è nato Giovanni, nostro figlio di 3 anni. Ci dissero che poteva morire e che prima di essere fuori pericolo poteva passare un mese, un mese intero! Ci siamo allora aggrappati al “minuto“ ovvero alla conquista della vita minuto dopo minuto senza cedere alla disperazione del pensiero che fosse passato “solo“ un minuto. Penso che Dio più ci dona, sottolineo dona, una prova dura più ci “foraggia“ di forza e coraggio, ecco perché a volte in prove meno dure ci perdiamo in un mezzo bicchiere, magari anche nella parte vuota. Papa Giovanni Paolo II – in famiglia Carol – disse: “Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro “ e un capolavoro sono i figli e un capolavoro non può essere “qualunque “. Non ho parole…