Alla vigilia della riapertura del processo per l’omicidio di Meredith Kercher (inizierà il 30 settembre) nell’aula del tribunale della Corte d’Assise d’Appello di Firenze, dopo che la Cassazione aveva rigettato la precedente sentenza di assoluzione, Amanda Knox, coimputata assieme a Raffaele Sollecito, viene intervistata da Meo Ponte, per Repubblica. Nel colloquio, avvenuto via Skype, Amanda spiega perché non tornerà in Italia: «Tra un po’ comincia la scuola e dovrei frequentarla», dice anzitutto. Amanda, poi, ha spiegato che la sua vita ha ricominciato a scorrere, e le sarebbe impossibile fare avanti indietro dagli Usa all’Italia per prendere parte alle udienze. Sarebbe costosissimo, ogni volta sarebbe necessario trovare un nuovo alloggio, e non se lo potrebbe permettere. Amanda, poi, ha parlato anche del merito del processo, premettendo che lei, nei giudici, ha fede ed è convinta che saranno giusti. Tuttavia, «sono già stata in carcere ingiustamente». Quando, poi, Meo Ponte le ha chiesto cosa si aspetta dalla sentenza, si è detta convinta che l’Appello, probabilmente, confermerà la sentenza di assoluzione rigettata dalal Cassazione. E, proprio sulla Suprema Corte, ha espresso non poche perplessità. Facendo presente che i giudici supremi l’avrebbero voluta condannare ritenendo che, per uccidere una persona, non sia necessaria una motivazione, né delle prove per dimostrare la sussistenza del fatto. «Hanno ignorato che i giudici del secondo grado hanno rilevato che, in quella stanza, non ci fossero tracce di me». Su cosa sia capitato a Meredith, infine, si è limitata a dire che nel dibattimento sono state prodotte delle prove della presenza del dna di Rudy Guede in quella stanza, e del fatto che, già in passato, aveva circolato con dei coltelli addosso in della stanze altrui. «So che la sua partecipazione in questo omicidio è certa dalle prove. Non è un caso complicato».