Le voci provenienti dalla Tunisia, che raccontano di ragazzine reclutate dai salafiti nei quartieri popolari del Paese e inviate in Siria per quella che è stata definita la “Jihad del sesso”, sono agghiaccianti. Ancor più raccapricciante è che si tratta di una pratica legittimata dalla religione, sulla quale si è fatto astutamente leva, giustificata dall’obiettivo di accrescere le capacità e la morale durante il combattimento. Con tanto di paradiso assicurato alle povere sventurate. Senza minimamente considerare che queste sono praticamente costrette in schiavitù, vendute al primo offerente come merce di scambio per soddisfare qualsiasi bisogno dei ribelli siriani. E queste donne, che stanno facendo ritorno nel loro paese d’origine, nel migliore dei casi metteranno al mondo dei bambini dei quali non conoscono il padre, destinate a restare sole e ad essere considerate quasi come una piaga per una società che, soprattutto nelle zone rurali, le considera alla stregua di prostitute perché madri senza un compagno.
Risulta strano parlare in questi termini della Tunisia, sicuramente non tra i più retrogradi tra i paesi arabi, ma che deve fare i conti con la nuova ondata di islamizzazione che trae le proprie origini dalla primavera araba. E pensare che, assieme a Marocco ed Egitto, si è sempre battuto per i diritti delle donne. Purtroppo è dagli anni 90 che, con l’avvento dei movimenti integralisti, è iniziato quel processo di imbarbarimento che ha portato il paese ad arretrare culturalmente e a creare terreno fertile per l’attecchimento del fondamentalismo islamico, culminato nella presa di potere dei Fratelli musulmani. La scusante religiosa è utilizzata soprattutto nei paesi occidentali, dove l’islam estremista trova maggior terreno fertile che gli consente di mostrarsi in tutta la sua barbarie e crudeltà. Sempre più di frequente si tende a lasciare spazio alle comunità musulmane giustificandone talvolta mostruosità terribili che vengono messe a tacere proprio per non creare un conflitto che sfoci nell’intolleranza.
Fortunatamente qualcosa sta cambiando: l’Europa “multietnica” sta tornando sui suoi passi, stanca del multiculturalismo e del buonismo che ha reso lecito qualsiasi cosa. Cambiamento che al contrario non si riesce a intravedere negli stessi paesi arabi: Tunisi è governata in parte dai salafiti e le parole di rabbia e indignazione del ministro dell’Interno tunisino Lotfi Ben Jeddou, evidentemente moderato, a proposito di un’iniziativa scellerata quale la jihad sessuale, potrebbero essere messe a tacere come già successo per Chokri Belaid.