«Gli aspetti economici, finanziari e di mercato sono importanti, ma ci sono altri elementi di sicurezza nazionale che vanno considerati e in questo caso probabilmente non lo sono stati abbastanza». Lo afferma il senatore Felice Casson, segretario del Copasir, a proposito della scalata di Telecom Italia da parte della spagnola Telefonica. Il rischio è che la vendita della rete fissa di telecomunicazioni consenta ai servizi segreti stranieri di “leggere” tutti i dati relativi alle comunicazioni delle nostre istituzioni, ambasciate e forze di polizia. Per il senatore Casson, «ormai (i nostri dati, ndr) li stanno leggendo praticamente tutti, dagli Stati Uniti in avanti. Non è complicato farlo, la questione è che comunque delle misure minime di tutela e sicurezza vanno lasciate».



Senatore Casson, c’è davvero un rischio sicurezza legato alla vendita di Telecom Italia?

Il problema esiste ed è serio, perché attraverso la rete di telecomunicazioni passano diversi aspetti di sicurezza che riguardano sia i singoli cittadini, sia le amministrazioni pubbliche, sia gli apparati veri e propri di polizia e servizi segreti. È quindi un tema che va certamente tenuto in considerazione. Il Copasir se ne sta già interessando e quindi vedremo gli sviluppi.



Se la rete fissa è strategica, perché nel 1997 il governo Prodi ha scelto di privatizzare Telecom?

Questo va chiesto a chi ha voluto a suo tempo arrivare a questa soluzione che non condividevo e non condivido. Gli aspetti economici, finanziari e di mercato sono importanti, ma ci sono altri elementi di sicurezza nazionale che vanno considerati e in questo caso probabilmente non lo sono stati abbastanza.

Quali saranno le prossime mosse del Copasir?

Il Copasir non ha il potere di adottare delle misure, ma può effettuare degli approfondimenti, sentire le indicazioni e i rischi e poi effettuare delle comunicazioni. Il Parlamento e il governo a quel punto decideranno che cosa va fatto.



La rete fissa è più sensibile della telefonia mobile dal punto di vista della sicurezza?

No, non si più fare una “classifica” dell’importanza dal punto di vista della sicurezza di rete fissa e telefonia mobile. Dipende dagli effetti dei settori e da quello che passa attraverso una rete piuttosto che l’altra. Sia la rete fissa, sia quella mobile sono interessate dal punto di vista della sicurezza, e quindi per entrambe anche se in misura diversa vale lo stesso discorso. Occorre quindi andare con i piedi di piombo.

Nello specifico quali sono le comunicazioni riservate che passano attraverso la rete fissa?

Delle comunicazioni riservate non si può parlare pubblicamente. Alcune tipologie di queste conversazioni sono note, ma ovviamente le attività che si svolgono all’interno del Copasir sono riservate.

 

Dalla rete fissa passano le comunicazioni di ministeri e ambasciate e le intercettazioni telefoniche?

Questo è vero, ma il suo elenco non basta e non è completo. Entrambe le tipologie di rete, fissa e mobile, sono interessate da questo tipo di problema che quindi va tenuto presente sia in un caso sia nell’altro, anche se in modi diversi e con forme diverse.

 

In che modo occorre tenerne conto?

Ciò va fatto con riferimento alle attività che vengono svolte, le quali passano dalla rete fissa e mobile, sia che si tratti delle comunicazioni degli apparati di polizia e di sicurezza, delle ambasciate, della pubblica amministrazione, della politica e dei cittadini. Le misure di tutela devono quindi riguardare entrambi i sistemi, sia la rete fissa che la telefonia mobile.

 

Lei sarebbe favorevole a uno scorporo della rete fissa da Telecom?

È una valutazione che va fatta. Certamente è un dato importante che potrebbe garantire una maggiore sicurezza.

 

Quali altre soluzioni propone?

Questi sono i momenti in cui se ne sta pensando e discutendo all’interno del Copasir.

 

Il governo italiano potrebbe chiedere di ridiscutere gli accordi tra Telecom e Telefonica per garantire la sicurezza nazionale?

Questo è uno degli aspetti importanti, oltre a essere argomento di discussione in questi giorni, ma non è l’unico. E soprattutto non in modo così lineare come lo espone lei, in quanto la situazione è decisamente più complicata.

 

C’è il rischio che gli spagnoli leggano i nostri dati?

Ormai li stanno leggendo praticamente tutti, dagli Stati Uniti in avanti. Non è complicato leggerli, la questione è che comunque delle misure minime di tutela e sicurezza vanno lasciate, altrimenti si rischia di lasciare l’accesso indiscriminato a tutti.

 

(Pietro Vernizzi)