Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha respinto l’istanza con cui il legale di Bernardo Provenzano, l’avvocato Rosalba Di Gregorio, aveva chiesto la revoca del “41 bis” per il proprio assistito. Per il boss di Cosa nostra, gravemente malato da tempo, proseguirà quindi il regime di carcere duro. I giudici lo hanno stabilito nonostante il 26 luglio scorso le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze avessero dato parere favorevole alla revoca del 41 bis, viste le condizione di salute di Provenzano, a loro giudizio non più in grado di mantenere rapporti con i mafiosi in libertà. Ai pareri delle tre procure si opponeva però la Direzione nazionale antimafia, che aveva definito ancora “apicale” il ruolo ricoperto dal boss all’interno di Cosa nostra, valutazione poi raccolta dal tribunale di sorveglianza. In particolare, nel provvedimento oggi citato dal Corriere della Sera, si parla di un persistente “concreto pericolo di commissione di delitti”, che “non può ritenersi affatto escluso per le patologie” di cui soffre Provenzano. Viene quindi spiegato che il “deficit cognitivo attuale” non fa diminuire la “acclarata pericolosità sociale del soggetto” che comunque appare “solitamente vigile, talvolta esegue ordini semplici e risponde a semplici domande con parole di senso compiuto”.



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