Sono state rese note le motivazioni dietro la sentenza con cui la Corte d’appello di Palermo ha condannato l’ex senatore de Pdl Marcello Dell’Utri a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Dell’Utri, si legge nelle motivazioni, sarebbe stato il mediatore contrattuale di un patto tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. Tra il 1974 e il 1992 avrebbe continuato a svolgere questa attività criminosa mantenendo sempre i rapporti con la mafia. Nel dettaglio, tutto ha inizio tra il 16 e i 29 maggio 1974: in tali occasione l’ex politico prese parte a un incontro da lui organizzato insieme a Gaetano Cinà (mafioso siciliano) “a Milano, presso il suo ufficio. Tale incontro, al quale erano presenti Dell’Utri, Gaetano Cinà, Stefano Bontade, Mimmo Teresi, Francesco Di Carlo e Silvio Berlusconi, aveva preceduto l’assunzione di Vittorio Mangano presso Villa Casati ad Arcore, così come riferito da Francesco Di Carlo e de relato da Antonino Galliano, e aveva siglato il patto di protezione con Berlusconi”. Da quell’incontro il rapporto che ha legato Berlusconi e la mafia ottenendo risultati tangibili: “garanzia della protezione personale dell’imprenditore mediante l’esborso di somme di denaro che quest’ultimo ha versato a Cosa nostra tramite Marcello Dell’Utri che, mediando i termini dell’accordo, ha consentito che l’associazione mafiosa rafforzasse e consolidasse il proprio potere sul territorio mediante l’ingresso nelle proprie casse di ingenti somme di denaro”.