“Mai più guerra!”: il grido lanciato da Papa Francesco si è alzato davanti a tutto il mondo, davanti alle minacce di attacco alla Siria pronunciate dal presidente americano Obama. Da quel momento, il Pontefice non ha mai cessato di chiedere in tutti i modi il dialogo: intervenendo sui social network, scrivendo personalmente al presidente russo Putin, usando ogni mezzo necessario. A coronamento di questa drammatica richiesta infine il Papa ha indetto per sabato 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera per la pace, che si concluderà con una grande veglia in Piazza San Pietro a partire dalle ore 18 e 30 alla sua presenza. Le adesioni alla giornata di digiuno sono moltissime in tutto il mondo, non solo da parte dei fedeli, ma anche di molti laici, politici, anche non credenti e appartenenti ad altre religioni (citiamo soltanto i ministri del governo Letta, Emma Bonino, Mario Mauro e Maurizio Lupi).
Per capire cosa significa esattamente un momento come questo, quali sono le modalità giuste per compierlo e il suo significato profondo, ilsussidiario.net ne ha parlato con don Federico Pichetto. “Il digiuno, la preghiera e la meditazione, nel cristianesimo, non sono pratiche legate ad una assenza, come se l’uomo dovesse recuperare una dimensione di radicamento con la vita e con le cose, ma sono dimensioni legate ad una presenza” ha detto don Pichetto. “Noi possiamo pregare, digiunare e meditare perché siamo di fronte ad un Altro che ci sazia, che ci esaudisce e che colma la grandezza di tutto ciò che possiamo desiderare come uomini”. Fare digiuno, ha spiegato, non rappresenta la mortificazione di un’assenza, ma è la festa di una presenza.
Don Federico ci ha poi spiegato qual è la differenza con il digiuno praticato dalle altre religioni, ad esempio gli islamici: “Il digiuno cristiano è proprio il riconoscimento di ciò che nutre la vita. Nel cristianesimo il digiuno è stato introdotto per poter capire che quello che nutre l vita non sono le cose, non è il cibo, né le quotidiane dimensioni dell’esistenza. Ciò che nutre la vita e ciò che fa crescere è l’amore di Cristo, e questa è la dimensione cristiana del digiuno. In tutte le altre tradizioni religiose, invece, il digiuno è una pratica per ritrovare sé stessi,per ritrovare il proprio equilibrio e quelle radici che legano l’uomo alla terra e alle cose”. Ma quale il significato profondo del digiuno per la Siria? Secondo don Federico, “Per quanto riguarda la questione siriana, il digiuno, proprio perché fa avvertire la mancanza di qualcosa a livello fisico, ci indica una strada. E’ quella strada che ci mette di fronte al fatto che stiamo vivendo un momento differente, che non è uguale agli altri che solitamente viviamo. Privandoci di qualcosa, quindi, siamo chiamati a volgere e a orientare nuovamente il nostro sguardo a Cristo e a guardare a lui come il vero autore della pace e della riconciliazione”. Ha poi spiegato che “Noi abbiamo tante volte la percezione che il mondo inizia e finisce con noi, mentre invece il mondo ha un suo punto di origine e uno di arrivo che è l’amore di Cristo. In questo momento la priorità non è capire cosa si può fare ma che gli uomini si decidano a fare, e che quindi convertano il loro cuore al dialogo: ecco, l’unica presenza che può far questo è Cristo, quindi mendichiamo a Dio il dono della pace”.
Dal punto di vista pratico, come è la modalità giusta per digiunare in questo spirito? “Essendo un gesto che aiuta la memoria e sapendo che solo Cristo può saziare i nostri cuori e portare la pace, il digiuno dovrebbe essere proporzionato a questo. La prassi della Chiesa indica o un digiuno radicale, quindi l’astinenza piena dal cibo per tutta la giornata, oppure la possibilità di prendere un pasto leggero lasciando l’altro libero. Sono due possibilità che poi ovviamente dipendono da eventuali condizioni di salute e di vita delle persone”. La preghiera invece: “In questo momento bisogna avere il coraggio di non pregare “a caso”, ma in unione alla preghiera del Papa. Bisogna quindi cercare i vescovi, le diocesi e i luoghi dove le persone si ritrovano per questa giornata. La nostra preghiera di domani deve rappresenta una grande partecipazione al grido del Papa, ma se non è questo diventa un esercizio individuale che lascia il tempo che trova”.
Vediamo adesso dettagli e programma della giornata di domani in particolare il momento più importante, quello alla presenza del Santo Padre.
La veglia comincerà alle ore 18 e 30 con la lettura del messaggio che Bergoglio ha rilasciato domenica scorsa all’Angelus convocando la “Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero”. Alle 19 poi inizierà la veglia: si comincerà con l’intronizzazione della Madonna ‘salus populi romani’ con partenza dall’obelisco. . Dopo di questo ci sarà la recita del Rosario guidata dal Papa in persona. All’inizio di ogni mistero è prevista la lettura di un poesia di Santa Teresina di Gesù Bambino, terminando con l’invocazione “Regina della Pace, prega per noi”. Terminato il rosario, il Papa terrà una sua meditazione. Alle 20 e 30 circa sempre alla presenza di Francesco si terrà l’adorazione eucaristica divisa in cinque tempi ognuno preceduto da una lettura biblica sul tema della pace, una preghiera di Pio XII sul tema della pace, invocazioni in forma responsoriale per chiedere la pace, il canto, l’offerta dell’incenso, il silenzio per l’adorazione personale. Quando finisce ognuno dei cinque tempi dell’adorazione, cinque coppie una per volta provenienti da Siria, Egitto, Terra Santa, Usa, Russia faranno l’offerta dell’incenso nel braciere sulla destra dell’altare. Terminata l’adorazione comincerà l’ufficio delle letture e quindi si prevede verso le 22 e 15 si rimarrà in silenzio fino alle 22 e 40. Il papa a questo punto concluderà con la benedizione eucaristica.Per accedere a Piazza San Pietro non servirà alcun biglietto o pass di invito, ma chiunque potrà entrarvi. Ogni città e parrocchia di tutta Italia e di tutto il mondo ha poi organizzato i propri momenti di preghiera seguendo la scaletta del Vaticano: a Milano ad esempio il cardinale Scola terrà la veglia in Sant’Ambrogio a paritre dalle ore 19.