Bisogna promuovere la cultura dell’incontro e combattere quella “dello scarto”. Lo ha detto Papa Francesco ai membri del Corpo diplomatico presso la Santa Sede, incontrati stamattina nella Sala Regia del Palazzo Apostolico per gli auguri di inizio anno. In particolare, ha precisato il Pontefice, “desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani”. Jorge Bergoglio ha quindi posto l’accento sul tema della cultura dell’incontro: “La chiusura e l’isolamento – ha spiegato – creano sempre un’atmosfera asfittica e pesante, che prima o poi finisce per intristire e soffocare. Serve, invece, un impegno comune di tutti per favorire una cultura dell’incontro, perché solo chi è in grado di andare verso gli altri è capace di portare frutto, di creare vincoli di comunione, di irradiare gioia, di edificare la pace”. Lo confermano, ha aggiunto il Santo Padre, “le immagini di distruzione e di morte che abbiamo avuto davanti agli occhi nell’anno appena trascorso”. Occorre dunque una “rinnovata volontà politica comune per porre fine al conflitto”: in tale prospettiva, il Papa auspica che la Conferenza “Ginevra 2”, convocata per il 22 gennaio, “segni l’inizio del desiderato cammino di pacificazione. Nello stesso tempo, è imprescindibile il pieno rispetto del diritto umanitario. Non si può accettare che venga colpita la popolazione civile inerme, soprattutto i bambini”. La pace, infatti, è ferita soprattutto quando la dignità umana viene negata, prima fra tutte dalla “impossibilità di nutrirsi in modo sufficiente”. Non possono quindi lasciarci indifferenti “i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei bambini”: oggi non sono scartati solo il cibo o i beni, ma vengono scartati “gli stessi esseri umani”, come fossero “cose non necessarie”. Il Pontefice ha infine rivolto il pensiero all’esodo dei cristiani dal Medio Oriente e dal Nord Africa: “I cristiani sono chiamati a dare testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio. Non bisogna mai desistere dal compiere il bene anche quando è arduo e quando si subiscono atti di intolleranza, se non addirittura di vera e propria persecuzione”.