“Illustrissimo signor Presidente, faccio appello a Lei perché oramai sono allo stremo delle forze sia fisiche che mentali… mi conceda la pena di morte”. Sono le drammatiche parole scritte da Vincenzo Di Sarno, 35 anni, detenuto nel carcere di Poggioreale da quasi cinque anni e malato di tumore al midollo osseo, più volte operato. In quattro anni, da quando è entrato in carcere, ha perso più di sessanta chili, arrivando agli attuali 53. “Se potessi, sceglierei la pena di morte: intramuscolo o endovena… oppure essere inviato in qualche clinica svizzera per effettuare l’eutanasia. Egregio signor Presidente, mi indichi Lei quali di queste strade debbo intraprendere”, scrive Vincenzo, il cui messaggio è stato affidato alla mamma, Maria Cacace, e riportato oggi dal Corriere della Sera. E’ proprio la madre a lanciare un disperato appello alle istituzioni, dal Capo dello Stato fino al ministro della Giustizia Cancellieri: “Ve lo chiedo in ginocchio, da mamma. Se il ministro Annamaria Cancellieri ha figli, se il capo del Dap ha figli, venite a vedere mio figlio in che condizioni sta. Da dieci anni combatte con un tumore. È aggrappato alle grate e implora aiuto perché non ce la fa più”. “Signor presidente – ha aggiunto la donna rivolta a Napolitano – mi venga incontro, mi guardi, guardi mio figlio. Le faccio un appello… sono una mamma, una mamma che non ha mai avuto problemi con la legge… mi creda”. La Corte di Assise di Appello, che in passato ha già respinto la richiesta di sostituzione del carcere con i domiciliari, si è “riservata di decidere sulle autorizzazioni a frequentare centri riabilitativi”.