È Torino la prima città italiana a chiedere ufficialmente l’abolizione del proibizionismo sulle droghe leggere. Il consiglio comunale ha approvato – per due soli voti (Fassino si è astenuto) – l’ordine del giorno (proposto da Marco Grimaldi di Sel e dai consiglieri del Pd Silvio Viale, Luca Cassiani e Lucia Centillo) sulla legalizzazione della cannabis. 15 voti a favore (Sel, parte Pd, Idv, 5 Stelle) e 13 contrari (l’opposizione di centrodestra insieme all’ala cattolica e moderata del Pd). Insomma, Torino apre le porte alla cannabis, ma ciò non vuol dire che si possa consumare liberamente come, per esempio, ad Amsterdam. È questa però la volontà che si cela dietro all’emendamento: “Passare da un impianto proibizionistico a uno di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe leggere”. E fino all’ultimo l’esito è stato incerto: fumata bianca o nera? Decisiva la conta interna al Pd, che si èspaccato tra proibizionisti, astensionisti (tra questi anche il sindaco) e antiproibizionisti (la maggioranza). Questa tutta la soddisfazione di Marco Grimaldi: “Torino è la prima grande città in Italia a pronunciarsi sull’abrogazione della legge Fini-Giovanardi e sulla legalizzazione delle cosiddette droghe leggere; vogliamo mettere fine alle politiche proibizionistiche che hanno solo regalato ai narcotrafficanti centinaia di miliardi di euro, e togliere dall’illegalità centinaia di migliaia di cittadini”