Quattro modelli di credenti, per capire la vera testimonianza del cristiano e per metterci in guardia da atteggiamenti ipocriti o legalisti. Nella consueta Messa mattutina a Casa Santa Marta, Papa Francesco si è soffermato su queste quattro figure: Gesù, gli scribi, il sacerdote Eli e i suoi due figli, anch’essi sacerdoti. Gli scribi, ha detto il Santo Padre, “insegnavano, predicavano ma legavano la gente con tante cose pesanti sulle spalle, e la povera gente non poteva andare avanti”. E Gesù quindi disse loro: “Ma così voi chiudete la porta del Regno dei Cieli. Non lasciate entrare, e neppure voi entrate!”. Nella Prima Lettura, tratta dal Libro di Samuele, troviamo invece la figura di Eli, “un povero prete, debole, tiepido” che “lasciava fare tante cose brutte ai suoi figli”. Di fronte al Tempio del Signore, Eli guardava Anna, una donna che “pregava come prega la gente umile: semplicemente, ma dal suo cuore, con angoscia”, chiedendo un figlio. E l’anziano Eli la guardava e diceva: “Ma, questa è una ubriaca!” e “la disprezzò”. Lui, ha ammonito il Papa, “era il rappresentante della fede, il dirigente della fede, ma il suo cuore non sentiva bene e disprezzò questa signora”. “Ma, perché ho certa simpatia per quest’uomo? – ha spiegato il Pontefice – Perché nel cuore ancora aveva l’unzione, perché quando la donna gli spiega la sua situazione, Eli le dice: ‘Vai in pace, e il Dio di Israele ti conceda quello che gli hai chiesto’. Viene fuori l’unzione sacerdotale: pover’uomo, l’aveva nascosta dentro e la sua pigrizia… è un tiepido. E poi finisce male, poveretto”. Allo stesso modo i suoi figli, coloro che gestivano il Tempio, “erano briganti”. “Erano sacerdoti, ma briganti” e “andavano dietro al potere, dietro ai soldi, sfruttavano la gente, approfittavano delle elemosine, dei doni” e “il Signore li punisce forte”. Questa, ha quindi osservato, “è la figura del cristiano corrotto”, “del laico corrotto, del prete corrotto, del vescovo corrotto, che profitta della sua situazione, del suo privilegio della fede, di essere cristiano” e “il suo cuore finisce corrotto”, come succede a Giuda. Infine c’è il quarto modello, Gesù, la cui novità “è che con sé porta la Parola di Dio, il messaggio di Dio, cioè l’amore di Dio a ognuno di noi”. Gesù “avvicina Dio alla gente e per farlo si avvicina Lui: è vicino ai peccatori”. Gesù, ha spiegato ancora il Papa, “cerca il cuore delle persone, Gesù si avvicina al cuore ferito delle persone. Ma in tutto ciò non è l’insegnamento a essere nuovo: “E’ il modo di farlo, nuovo. E’ la trasparenza evangelica”. Il Papa ha poi concluso: “Chiediamo al Signore che queste due Letture ci aiutino nella nostra vita di cristiani: tutti. Ognuno nel suo posto. A non essere legalisti puri, ipocriti come gli scribi e i farisei. A non essere corrotti come i figli di Eli. A non essere tiepidi come Eli, ma a essere come Gesù, con quello zelo di cercare la gente, di guarire la gente, di amare la gente e con questo dirle: ‘Ma, se io faccio questo così piccolo, pensa come ti ama Dio, come è tuo Padre!’. Questo è l’insegnamento nuovo che Dio chiede da noi. Chiediamo questa grazia”.