Scritte sui muri inequivocabili: sei un’assassina. E’ quello che è successo a Giulia Corsini, studentessa di medicina veterinaria e consigliere dell’associazione Pro test Italia, associazione che si batte per una giusta informazione sulla sperimentazione animale ai fini medici. “Quando ho firmato lo statuto dell’associazione” dice Giulia al Sussidiario.net, “ero consapevole che sarei stata vittima di attacchi del genere, ma non mi spavento”. Giulia è anche amica di Caterina Simonsen, la ragazza malata anche lei vittima di pesanti attacchi per essersi dichiarata favorevole alla sperimentazione animale. “Fanno quasi ridere questi attacchi nei nostri confronti, proprio a noi che studiamo veterinaria e amiamo gli animali. Ma questo tipo di animalisti, questi estremisti in realtà piuttosto che amare gli animali odiano l’umanità”.
Tu sei venuta al centro dell’attenzione mass mediatica qualche mese fa, quando sono comparse sui muri le scritte in cui venivi definita una assassina. Da allora è cambiato qualche cosa? Qualcuno degli animalisti ti ha chiesto scusa?
Scuse non ne ho mai ricevute anzi ho cominciato a subire altri attacchi, specie sui social network.
Accuse di che tipo?
Sostengono che io sia una ricercatrice che fa queste affermazioni per i propri interessi, che sia manovrata dalle lobby (NWO, Big Pharma, multinazionali varie) oppure che manipoli Caterina (Simonsen, ndr), i giornalisti. Questo tipo di cose.
Ci spieghi di cosa si tratta esattamente l’associazione di cui sei una dei fondatori, Pro Test Italia? Chi ne fa parte?
Pro test Italia è nata circa un anno fa, ed è nata perché in Italia c’è un sacco di disinformazione sull’argomento della sperimentazione animale. Si parla unicamente di vivisezione e noi abbiamo voluto creare qualcosa per difendere la corretta informazione scientifica sulla sperimentazione animale. Ne fanno parte ricercatori, studenti e tanta altra gente. L’obbiettivo è di informare la gente sull’importanza della sperimentazione animale e difendere la ricerca biomedica.
Tu frequenti la facoltà di veterinaria: com’è la situazione lì dentro? E’ vero che è stato abolito il corso di sperimentazione animale?
Non si parla molto di sperimentazione animale, viene analizzata solo dal punto di vista normativo, non c’è una materia sola che spiega a cosa serva, si potrebbe intuire estrapolando nozioni dalle varie lezioni, ma certa gente non ragiona quando studia. Mi è stato riferito che tempo fa ci fosse un corso che trattava la sperimentazione animale e che sia stato abolito nelle università ormai da tempo proprio per le pressioni da parte di animalisti.
E i docenti cosa dicono? Che posizione prendono?
Molti docenti sono fondamentalmente d’accordo sull’importanza della S.A. ma non si esprimono perché l’argomento attualmente è molto delicato e la facoltà ha subito diverse aggressioni da parte di gruppi animalisti etremisti, che hanno lanciato letame durante una conferenza e incendiato una struttura. Credo che molti docenti siano intimiditi.
E tu, da semplice studentessa, come sei arrivata a questo tipo di consapevolezza?
Se uno studia ragionando, e non a memoria, ci arriva. Purtroppo il sistema italiano premia soprattutto chi impara a memoria. Si parla di “studi in vivo”, si parla di “risultati in vivo”, di “tecniche sperimentali”, “prove tossicologiche”, “prove biologiche su topino”, dunque di S.A, seppure non ci sia una materia apposita, seppure non ci viene spiegato l’iter di sperimentazione farmaceutica veterinaria, ci si può arrivare tranquillamente.
La reazione di certi animalisti a queste vostre affermazioni è inquietante, sembra quasi che se non segui quello che è “politicamente corretto” diventi un nemico da combattere. Questo in Italia succede anche in molti altri campi, ogni voce dissenziente diventa un nemico da insultare ed eliminare, perché secondo te?
Non è questione di “politicamente corretto” o meno. E’ una mentalità che si nutre da sola, di luoghi comuni, di cose accettate senza aver minimamente approfondito l’argomento. E una mentalità creata anche dai mezzi di comunicazione che fanno leva quasi esclusivamente sul sensazionalismo, evitando di spiegare la sperimentazione, di mostrare i risultati.
Le cose ultimamente sono un po’ cambiate: all’inizio sui media di sentivano solo le voci degli animalisti estremisti, poi si sono cominciati a sentire i ricercatori e gli studenti ed infine i malati.
Le cose son cambiate anche sul fronte animalista: una volta si faceva leva esclusivamente sul sensazionalismo e sull’emotività, ora si cerca di dare delle fondamenta pseudoscientifiche al movimento antivivisezionista, tramite persone chiaramente in malafede che citano a caso all’interno delle pubblicazioni scientifiche, che fanno cherry picking estremo all’interno dei lavori (selezionando solo la parti di frasi che gli interessano). Ogni volta che noi organizzavamo qualche evento puntualmente gli animalisti organizzavano un contro evento di risposta: nello stesso luogo e/o in lughi diversi per boicottare o distogliere l’attenzione dai nostri eventi.
Noi con loro non l’abbiamo mai fatto. E’ come se loro avessero paura che la gente ci ascolti.
C’è qualche esempio che puoi fare in questo senso?
Per fare un esempio recente: gli animalisti, in primis l’on Brambilla, hanno rilanciato Giovanna Bordiga, una donna affetta da kernittero (encefalopatia bilirubinica) che si era dichiata contro la S.A. in un video che girava un annetto fa su Youtube, “rispolverato” dopo il caso di Caterina, ed hanno fatto scadere tutta la questione dei malati, della salute e della ricerca in tifoseria da stadio a colpi di hashtag #iostoconcaterina / #iostocongiovanna.
Altri esempi?
Il 1 giugno abbiamo organizzato la prima manifestazione nazionale a sostegno della S.A. e l’on. Brambilla ha organizzato per lo stesso giorno a Lecco la marcia dei beagle. Ovviamente la tv ha dato grandissimo spazio a lei e allo scontro – che non c’è stato – tra lo sparuto gruppo di animalisti estremisti che sono venuti a contro manifestare e noi. L’8 giugno noi di Pro-Test Italia insieme a molti altri ragazzi e diverse associazioni abbiamo organizzato “Italia unita per la corretta informazione scientifica” (ora “Italia x la Scienza”), per la quale mi sono “meritata” le scritte sui muri di Bologna. Nello stesso tempo gli animasti hanno boicottato flashmob a Padova, a Pisa il gruppo anarchico “informazione” disturbava la conferenza picchiando sui muri, urlando e scrivendo con lo scotch sulle finestre “INIZZAZZA” “NWO”. A Udine i gruppi “No Harlan” hanno manifestato fuori dalla sala conferenze, e le anziane signore manifestanti hanno monopolizzato i giornalisti che hanno partorito degli articoli a dir poco rivoltanti. A Napoli qualche signora anziana antivivisezionista ha disturbato durante la conferenza, a Trieste i gruppi “agire Ora” e “Comitato Montichiari contro Green Hill” hanno cercato di boicottare la libreria Ubik che ospitava l’evento, a Torino un gruppo di animalisti ha insultato i ragazzi durante il flashmob,
Lo stesso giorno diversi animalisti hanno organizzato degli eventi in piazza, indicendo la “giornata di mobilitazione contro la vivisezione, contro lo sfruttamento degli animali nei circhi e per i loro diritti”.
Che ne pensi invece del metodo Stamina?
Ciclicamente in Italia i media consacrano qualche santone. Io ho vissuto durante l’epoca del caso Di Bella e ora c’è Vannoni. Quest’ultimo è stato mitizzato da delle Iene, trasmissione che ha mandato in onda molti servizi su Stamina. Chiaramente Vannoni, da buon comunicatore, ha preferito fare pressione sui politici muovendo le masse piuttosto che fornendo dati e prove concrete sulla funzionalità del suo metodo. Anche la decisione dei giudici di obbligare il servizio sanitario nazionale a curare persone con soluzioni scientificamente non valide lascia perplessi, personalmente non capisco perché in Italia nessuno vuole limitarsi al proprio ruolo: sono gli scienziati a dover dire quali cure sono valide, deve essere la politica a prendere le decisioni e la magistratura a giudicare i reati. La scienza non dovrebbe essere un’opinione.
Tu sei una ragazza molto giovane: come vivi la tua vita alla luce di questa battaglia in cui ti sei infilata?
Sapevo fin dall’inizio che era tutto da costruire e che la battaglia per la corretta informazione non sarebbe stata facile.
Però stai facendo un lavoro notevole per questa battaglia.
Io sono solo una goccia nell’oceano, ci sono tantissime persone che si stanno impegnando in questa battaglia. E sono contenta che la tenacia alla lunga sta pagando. Ci sono stati alcuni sondaggi molto recenti, quello di SkyTg24 e del Corriere che dimostrano come la gente stia cambiando opinione sull’argomento. Nel 2011 il sondaggio Eurispes segnava l’87% degli italiani “contro la vivisezione”, siamo nel 2014, gli italiani contro la S.A. secondo questi sondaggi sono scesi al 20%. La cosa divertente è che questi sondaggi sono stati ripresi da diverse pagine animaliste quando la votazione era in atto e non sono riusciti a modificare le percentuali.
Tu e Caterina Simonsen siete molto amiche.
Abbiamo frequentato insieme i primi due anni di università poi per l’aggravarsi delle sue condizioni non è più potuta venire ai corsi e non l’ho più vista, ma è una ragazza molto forte e coraggiosa. Ci siamo incontrate di nuovo online, su Facebook qualche anno fa la ritrovai in una lunga discussione, in una pagina animalista “contro la sperimentazione animale per un mondo più etico” dove difendeva la S.A. e parlava della sua storia. Mi ricordo bene che le avevano detto che la sua storia“ fa presa zero” “perché “ è “poco informata, e pretende di sparare sulla professionalità altrui perché è malata”. Mi ricordo che la definivano “ignorante”. Le ho chiesto l’amicizia e da li in poi ci siamo risentite. Ora che la sua storia “fa presa” il genere di accuse che le rivolgono sono cambiate: la accusano di essere una “trovata commerciale” , addirittura di non essere una vera malata o di essere sostenuta dalla lobby delle aziende farmaceutiche. Io credo che basterebbe conoscerla per capire che non è così. Quello che ha detto alla fine della vostra intervista a Il sussidiario dice tutto di lei per chi vuole capire.
Quelli che si definiscono “antispecisti”, che in realtà non sono altro che “specisti inversi” credo che non abbiano mai provato ad ascoltarla. Non si può rimanere “misantropi” di fronte a una persona così.
A che parole ti riferisci?
Quando dice che anche se è consapevole che non potrà guarire, vive la sua situazione come una possibilità in più per gli ammalati che verranno dopo di lei, i quali potranno magari avere nuove cure. Ecco: Come fanno gli animalisti a non capirlo? In realtà il loro non è amore per gli animali è odio per l’umanità.
(Paolo Vites)